Articolo pubblicato il: 20/11/2016 14:48:58
Sembra essere il mese di Jude Law. Dopo avervi scritto del film ‘Genius’ di cui è protagonista con Colin Firth, è il momento di parlare di una serie tv. La serie televisiva in questione, ideata e diretta da Paolo Sorrentino, è ‘The Young Pope’. ‘The Young Pope’, alla cui produzione hanno partecipato diversi paesi, ha contato su un cast ‘stellare’. Assieme all’attore de ‘Il talento di Mr. Ripley’ troviamo una meravigliosa Diane Keaton nei panni di Suor Mary, James Cromwell che interpreta il cardinale Spencer, i ‘nostri’ Silvio Orlando (10 e lode per la sua interpretazione del Cardinale segretario di Stato Voiello) e Stefano Accorsi (nei panni del Premier italiano). Attesa dai fan del regista, la serie (ma potremmo definirla senza problemi un film diviso in puntate) è approdata su Sky a fine ottobre e dopo 10 episodi che hanno suscitato tante reazioni, anche contrastanti, è arrivata a conclusione, venerdì sono infatti andati in onda gli ultimi due episodi. La scelta di parlarne al termine è stata voluta, e in un certo senso obbligata. Per non limitarsi a giudizi esclusivamente estetici e artistici, occorre superare l’impatto con le prime puntate e, a parere di chi scrive, vivere a fondo, assaporare tutte le scene della serie per poterla in qualche modo definire. In realtà, anche a scriverne e parlarne dopo, un aspetto non cambia. A voler etichettare un’opera, qualunque sia l’autore o l’epoca in cui vede la luce, si corre sempre il rischio di limitare, ingabbiare un oggetto spesso e volentieri più complesso di quel che appare. Se ‘La Grande bellezza’, film che ha garantito a Paolo Sorrentino l’Oscar come miglior film straniero nel 2014, ha diviso l’opinione degli italiani, non sembra essere da meno neanche questa serie tv. Volendo riassumere in breve la trama, la serie ha come protagonista Lenny Belardo, un cardinale americano che viene eletto Papa giovanissimo. Un Papa, Pio XIII, che si autodefinisce contraddittorio. E’ giovane, ma alcune delle linee guida scelte al momento dell’insediamento procedono in una direzione decisamente conservatrice. È un Papa dal carattere spigoloso, tormentato e che resta, soprattutto nelle prime puntate quanto mai enigmatico. È un personaggio particolare che sfugge alla semplicistica definizione ‘buono’/ ‘cattivo’. La Chiesa si ritrova ad andare letteralmente controcorrente e il malumore dell’ambiente ecclesiastico e laico comincia a farsi sentire con forza. Aborto, pedofilia, omosessualità: i temi oggetto di tante discussioni all’interno dello Stato Vaticano vengono affrontati con rigore dal nuovo giovane Papa. L’impatto con la serie è scioccante: di fronte all’inizio della prima puntata e alla fine della seconda si provano sentimenti contrastanti. Si resta sconcertati, ma anche ammirati di fronte alla forza di alcune scene. Naturalmente la serie ha un’evoluzione e le puntate finali regalano ancora emozioni intense. E’ una serie, come scrivevo, forte, potente, ispirata. La regia di Sorrentino è inconfondibile, sia per quel che riguarda il modo di girare e per la consuetudine di inserire scene di una certa forza poetica, sia per la scelta dei concetti che mette in evidenza. Centrale l’idea di assenza che è insieme il perno attorno a cui si costruisce il carattere di Lenny e, in un certo senso, il modus operandi del nuovo Pontefice. Questo ed altri concetti fanno della serie un’opera intensa e profonda che merita di essere vista.
Francesca Surdi