SCATENI/Vivesse, Basaglia confermerebbe: i pazzi stanno fuori del manicomio
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Articolo pubblicato il: 14/04/2017 16:33:16 La storia racconta di psichiatri democratici, seguaci del mitico Basaglia, sostenitori della tesi surreale “i pazzi non stanno in manicomio ma fuori, liberi di far danni”. Esagerazione da rivoluzionari o sacrosante verità? La maggior parte delle vicende del mondo sembra dare ragione alla tesi provocatoria. La quota di umanità che governa i poteri forti se ne infischia dei diseredati potenzialmente destinati a uscire dalla condizione di povertà, che ne uccide milioni, semplicemente con l’equo utilizzo delle sterminate risorse della Terra. La tecnologia al servizio di tutti saprebbe scongiurare la tragedia ambientale annunciata dalla scienza come imminente se non si porrà fine all’inquinamento senza limiti dei Pesi industrializzati. La pace dei popoli richiederebbe come approccio determinante la distruzione globale delle armi nucleari che invece proliferano e minacciano l’esistenza del pianeta in caso di impieghi incrociati. E allora nessuno si scandalizzi per la possibile soluzione dell’equazione con la detenzione in manicomio dei sabotatori della pace e della coesistenza solidale dell’umanità. Nomi? Lo schizofrenico, pazzo furioso Trump, lo squinternato nordcoreano Kim Jong-un, l’esagitato Erdogan, gli inglesi del Brexit, le indicibili varianti di xenofobia dei paesi orientali importati irresponsabilmente dalla Ue, gli sciovinisti come Salvini, Marine Le Pen, la Cina che reprime la contestazione con la pena di morte, la Cecenia che tortura gli omosessuali, e ovviamente i truculenti mistificatori dell’Isis che spacciano la criminalità sanguinaria per rivendicazioni religiose. Tutti dentro strutture per alienati prive di collegamenti esterni, sedati amorevolmente per fiaccarne le bellicose velleità di una guerra dalle conseguenze catastrofiche. In pieno buio da incognita sul ruolo reale o presunto di Assad nell’uso di gas nervino in Siria, Trump ha dato il via a un’azione militare scellerata, che ricorda la decisione americana di aver la meglio con le stragi di due bombe atomiche sganciate sul Giappone. Il paranoico presidente Usa ha ordinato l’impiego di una bomba di potenziale distruttivo poco inferiore al nucleare e se ne vanta, lo definisce un successo militare. Contemporaneamente, dispone che parte della flotta navighi in direzione della costa nordcoreana. L’Nbc titola “Usa pronti a raid”, da Pyongyang la replica terrorizzante è “Pronti alla guerra” e la Cina, ma tutto il mondo lanciano l’allarme “Atmosfera pericolosa”. Di qui la censura alla frettolosa condivisione di mezzo mondo del raid su presunti arsenali armi chimiche di Assad. Ha rappresentato una sorta di via libera per altre “pazzie” del tycoon, puntualmente confermate. Basteranno a neutralizzare la sua follia aggressiva, a dare seguito alle dichiarazioni allamate di Cina e Russia. Difficile, molto difficile. Lo dice il tentativo nordcoreano di spegnere le micce con offerte di mediazione, respinte al mittente. Nel mare su sui s’affaccia la penisola della Corea del Nord, secondo fonti giornalistiche, le navi americane sono allerta, pronte a bombardare il “nemico” con missili Tomahawk, gli stessi usati nel raid contro i presunti depositi di armi chimiche di Assad. La risposta di Pyongyang non è meno aggressiva. Han Ryol, viceministro degli Esteri, intervistato, ha detto che contro la presenza spericolata delle navi americane il suo Paese ha un potente deterrente nucleare e che il prossimo test avverrà quando i vertici militari lo riterranno opportuno: “Pyongyang non terrà le braccia incrociate”. Chi metterà la camicia di forza ai due malati di mente che anche fisicamente sarebbero utili a un redivivo Lombroso per la sua galleria degli orrori?