Ne vedranno delle belle gli italiani che hanno affidato a (...) senza limiti il governo del Paese. Il loro esordio nella gestione del potere è molto simile la gioco di carte dell’“asso pigliatutto”. (...) Nel bussolotto delle estrazioni c’è una marea di nomine: amministratori delegati, presidenti, direttori dei servizi. In ballo c’è l’occupazione paramilitare del potere, la cattura di prede da ghermire per gli uomini della premiata ditta Casaleggio, per “Noi con Salvini” e supporter del Di Maio. Cosa c’è in palio: servizi segreti, Copasir, l’appetitosa e determinante regina dell’informazione, la Rai (l’ipotesi su cui lavorano Lega e 5Stelle: Rai 1 governativa, Rai 2 Lega, Rai tre grillina), la Cassa depositi e prestiti, cassaforte dello Stato, l’Eni, il Monte dei Paschi. Fincantieri, Snam, Italgas, le Ferrovie dello Stato, la Leonardo ex Finmeccanica, l’Antitrust, il capo di Stato Maggiore della Difesa, le Poste, il Consiglio Superiore della Magistratura (i nuovi: tre di Di Maio, due di Salvini, uno di Forza Italia, forse la sorella di Ghidini legale di Berlusconi), le banche e un altro arcipelago di poltrone che assegnate secondo il criterio del fifty-fifty Lega-5Stelle consegnerà l’Italia a due giocatori di scacchi ancorati al primo livello di difficoltà, al limbo dei dilettanti allo sbaraglio, dove si trovano al momento Di Maio e Salvini. “Al pd che non c’è più” è la dedica di Roberto Benigni, in margine alla consegna di un premio alla carriera. Sul governo giallo-verde (o meglio, giallo-nero) un missile in forma di satira: “Applausi e una lunga standing ovation, il tempo vola quando ci si diverte. È già un mese che c’è il governo e guarda che risate”. Anche questa è l’Italia.
Luciano Scateni
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