Un, due, tre: voilà, il Napoli stende il Legia. Tre gol a zero Europa League, girone C: magro il bilancio di Spalletti: due le partite giocate, una sconfitta, un pareggio, un punto in classifica contro i sei del Legia Varsavia, quattro gol segnati, cinque subiti. E questa sera il Maradona Stadio ospita la capolista, che squadra di altissimo livello non è, ma se fidarsi è bene non fidarsi è anche meglio. La formazione della capitale polacca non ha un back ground di straordinario livello ma non è neppure squadretta da prendere sottogamba. Chissà se i giocatori della Legia condividono o contestano l’aggressivo sovranismo del loro presidente, bacchettato da Ursula von del linei, per la sua visione autarchica dei poteri legislativi, che ritiene prioritari. Insomma per il suo ‘prima i polacchi’ comune ad altri Paesi, per esempio all’Ungheria, all’Austria. È vero la questione è assolutamente estranea al mondo del pallone, ma è anche il pretesto per ricordare i rischi per la democrazia dell’Europa. Terza giornata della fase a gironi dell’Europa League con gli azzurri in cerca di riscatto dopo il pari di Leicester e la sconfitta con lo Spartak. Mancare il successo sarebbe l’anticamera per ardue difficoltà di restare nella competizione. Un significativo retroscena, non direttamente connesso al mach: investito positivamente da una forte ventata di solidarietà per le ingiurie subite a Firenze (“scimmia”) e duramente condannate, prova a dimenticare la giusta rabbia e dall’alto della sua statura di uomo e di campione, si dice disposto a incontrare il ragazzo autore degli insulti, per capire il perché di quel comportamento incivile. Sullo stato di salute della squadra parla con l’autorevolezza di ‘comandante’, aggettivo che gli ha attribuito Spalletti e sottolinea con perplessità la differenza di rendimento degli azzurri tra campionato e coppa europea. Aiuto, Spalletti risparmia inizialmente Osimhen per il big match di domenica con la Roma. Mario Rui, infortunato, fa posto a Juan Jesus che come vocazione è in realtà un difensore centrale. Chi si rivede, mister Manolas tenuto in per un po’ disparte e soprattutto Ciro Mertens, con il so record di 135 gol in magli azzurra. Tenuto in per un po’ disparte. Al via Legia prudente con 5 difensori, ovvero con il 3-5-2. Arbitra lo spagnolo Del Cerro Grande… Legia catenacciaro, solo Napoli in campo e assalto alla porta difesa da Miszta, con buone percussioni e un paio di conclusioni pericolose. Sfiora il gol Mertens che colpisce al volo un assist di Anguissa al 21esimo, pallone di un niente a lato. Certo è fantasia a vuoto, utopia fuori logica, ma vale la pena di ragionarci su. Il calcio è spettacolo unico se giocato con un occhio vigile alla concretezza e l’altro ai diritti di chi paga per assistere alle partte dal vivo o in Tv. In altre parole, con riferimento al primo tempo di Napoli-Legia: si è giocato in una sola metà campo, quella della squadra polacca in formazione ultra difensiva e neppure un timido accenno a esprimersi oltre la propria metà campo. Numerosi i tentativi degli azzurri di scardinare il catenaccio organizzato dal tecnico Michniewicz. In numeri? Possesso palla quasi totale del Napoli e undici corner conquistati. Ecco il paradosso: il pool di arbitri addetti a mansioni varie non comprende, ma perché? non può esprimersi con i punti come si decidono moltissimi match di pugilato. E allora, per evitare il difensivismo esasperato in danno della spettacolarità un correttivo del tipo ‘un gol’ alla squadra che ottiene un corner più del decimo, oppure se colpisce il palo, la traversa, se il dominio del gioco si sostanzia con più del 70percento di possesso palla o un calcio di rigore dopo la terza ammonizione per gioco duro, distruttivo della squadra tutta compressa in difesa della propria area di rigore, o qualunque altro dispositivo che punisca il catenaccio e premi la disposizione offensiva consistente di una delle contendenti. Bene, cancelliamo pure questo pio desiderio e speriamo che nel secondo tempo la superiorità del Napoli porti anche ai gol. Grande conclusione di Demme al minuto 52 e pallone a un centimetro dal sette della porta polacca. Iella. Riscaldamento di Osimhen che entra con Fabian. Fuori Lozano e Anguissa. Porta polacca stregata finora. Slisz per Lopes, Legia ancora più difensivo. Occasionissima al minuto 60. Cross intelligente di Insigne, Di Lorenzo di testa e Mertens non riesce a deviare in porta, poi Insigne a giro e para Miszta. Assedio degli azzurri, purtroppo ancora zero a zero. Quindici tiri in porta degli azzurri, 18 corner. S’infortuna Manolas, entrano Petagna e Politano. Kastrati e Emreli per il Legia. Paolo di Emreli al minuto 75, brividi per il Maradona stadio, ma subito dopo Lorenzino Insigne mette le cose a posto con una magia. Tiro fulmineo al volo, pallone appena sotto la traversa e al minuto 76 è finalmente uno a zero. 13 minuti al 90esino. Al minuto 79 con un lob segna Osimhen, purtroppo in fuori gioco ma, ma un minuto dopo, lanciato da chi, se non da Insigne, il favoloso centravanti azzurro brucia in velocità l’intera difesa polacca e con in tiro da angolazione impossibile regala agli azzurri il due a zero. Esce Insigne, migliore in campo. Standing ovation, entra Rrahmani. Che dire, il Napoli di Spalletti è due volte squadra per la qualità della panchina e le tante chance di immettere forse nuove al momento giusto fa la differenza. Melina degli azzurri e il cronometro corre. 5 minuti di over time. Petagna ci prova un paio di volte e per poco non trova il terzo gol. Al 94esimo lo regala ai tifosi impazziti Politano con una delle sue conversioni al centro e una grande, imparabile conclusione. Missione compiuta con un finale di partita da grandissima squadra. Ora l’obiettivo e l’Olimpico, la trasferta romana di domenica contro una squadra scossa per l’incredibile 1 a 6 rimediato in Europa.
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