Si fanno pochi bambini e meno male, rimedia al gap di neonati l’immutata prolificità dei migranti. Sempre più rari i grandi talenti del dopo Maradona-Ronaldo-Messi, ma quasi inesauribile la straripante genia di calciatori con la pelle diversa dal bianco, che si propone con il doppio, esclusivo potenziale, tecnico-atletico. Lo confermano i valori di ‘mercato’: c’è Mbappé in vetta alla graduatoria dei calciatori più cari del mondo (205,6 milioni di euro). Dopo di lui Vinicius junior, Pogba, più staccati i napoletani Osimhen e Koulibaly. Questi fenomeni andrebbero esentati dal dispendio di energia psicofisica e dal rischio di infortuni, come accade per i gioielli della corona messi in totale sicurezza. La dura del business calcio dipendente invece se ne frega e rimpingua il calendario di campionati, coppe, impegni internazionali. Certo, ai super cestisti dell’americana Nba tocca non di rado, di calcare il parquet anche ogni due giorni, ma i Le Bron (e quasi tutte le star del basket professionistico) hanno la pelle nera, sono fisiologicamente compatibili con ogni sforzo, e si preparano atleticamente a sopportarli. Il calcio, suddito della spettacolarità pretesa dai contratti per la teletrasmissione delle partite, arranca e finisce per moltiplicare e forse snobbare eventi inventati per coprire le pause agonistiche. Un esempio è la ‘Nations League’, chiaro riempitivo per non interrompere il feeling calcio-tifosi: bassa qualità di gioco, scarso interesse per un marginale ‘questa vince, questa perde”, atteggiamento comune a riconosciute potenze come la Germania e l’Inghilterra. Quest’ultima è l’avversaria di turno deli azzurri e palesemente offre a Mancini, dopo un discreto periodo di gioco e risultati con il segno meno, l’opportunità di dare un senso all’andamento ondivago dei ‘ragazzi’: sperimentazione, rinnovamento iniezione di giovani, di Tonali, Frattesi, Scamacca, Raspadori, Cancellieri, Zerbin, Gatti, Scalvini, Esposito e l’augurio di un loro futuro competitivo nei confronti della crescente supremazia mondiale di tanti talentuosi africani e chissà di cinesi, che sono in campo per convertirsi globalmente allo sport miliardario del presente e del futuro. Wolverhampton, Molineux Stadium. Niente tifosi, solo 3.000 ragazzini under 14. La speranza in casa azzurra è che il gradino più alto di questa Nations League sia per Mancini l’opportunità di cancellare con un tratto di penna la disonorevole sconfitta subìta dall’Argentina. Forza ragazzi...Botta e risposta subito al via. Combinazione Pellegrini-Frattesi che sfiora il palo. Rispondono gli inglesi per un colpevole cincischiamento di Donnarumma, salva Locatelli su Mount. Al nono ancora Mount, innescato da Sterling, si procura una grande occasione. Donnarumma devia sulla traversa il suo bolide. Equilibrio nei primi venti minuti è il clima per ora è quasi da amichevole. Tonali quasi gol, miracolo di Ramsdale al minuto 25. Davvero poco da raccontare, oltre a un segno più all’intraprendenza giovanile degli azzurri, ma di qui a parlare di grande Italia...Ringiovanire non è una cattiva idea: energie fresche, voglia di emergere, grinta e ciao-ciao ai senatori evidentemente appagati, demotivati. Second time. Più intraprendente l’Inghilterra e Sterling si divora il gol a un metro dalla linea di porta con Donnarumma fuori causa. Minuto 51. Salvatore Esposito e più napoletano di così...dentro per Locatelli, il folletto Gnonto per Pellegrini. Dentro Kane, Phillips e Bowen per Abraham, Rice e Mount. Qualche sbadiglio. Raspadori per Scamacca al 77esimo. Saka per Sterling all’80esimo. Sbadigli in crescendo. Dentro Florenzi e Cristante Per Di Marco e Pessina. Guehi per Tomori a due minuti dal 90esimo. Tre minuti di over time. The end, zero a zero e frase di commiato: una partita senza gol è come champagne sfiatato.
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