Il menù politico di questi giorni e presumibilmente del futuro prossimo registra l’infoltirsi quotidiano del genio guastatori che dislocano mine sul percorso accidentato di Renzi. La strategia? Servirsi di referendum costituzionale e legge elettorale per decapitare lo scomodo Presidente del Consiglio e segretario del Pd. In premessa di queste considerazioni, confermo il mio antagonismo al renzismo, convinto che sia la letale anticamera del “the end” della sinistra storica. I sintomi del progetto che detto in romanesco si raffigura con il semplicistico “Volemose bene”, sono racchiusi in pochi, inequivocabili passaggi: l’alleanza con il centrodestra di Alfano, l’esclusione dall’esecutivo di governo della minoranza dem, l’ambiguità del patto del Nazareno, l’acquisizione senza neppure turarsi il naso dei voti parlamentari di Verdini, fuoriuscito da Forza Italia (annuncia: “Saremo nel prossimo governo Renzi”) e in ultimo le cinquanta sfumature di grigio del gradimento che il Presidente del Consiglio ha dichiarato per i SI da destra al referendum del 4 Dicembre. Da questo prologo auto assolutorio in poi, una rapida occhiata a chi rema contro il premier. Francamente? Non scandalizza la rozza aggressività dei Brunetta, Salvini, La Russa e compagni. E’ rabbia da frustrazione nella consapevolezza di non andare oltre una sterile e parolaia opposizione. Nessuna meraviglia anche per il rancoroso, cruento incrociare le spade di D’Alema e Renzi. E’ fin troppo evidente l’intenzione vendicativa dell’ex parlamentare dem, estromesso dal vertice del PD e impedito a occupare il prestigioso scranno del parlamento europeo assegnato dal premier alla Magherini. Non stupisce neppure l’antagonismo di Massimo Giannini, antirenziano già in corso di conduzione post Floris di Ballarò, ma anche sottilmente bilioso per aver ipotizzato un intervento di Renzi nel porre fine all’esperienza televisiva. Tornato all’ovile di Repubblica come opinionista, Giannini, abile professionista, struttura gli articoli sul premier perché le prime righe elogiative rendano indiscutibilmente credibili gli attacchi. Si può scommettere che i competitor, gli antagonisti del SI e del NO inaspriranno la guerra senza esclusione di colpi di qui al voto del 4 dicembre, o meglio alla consultazione pro o contro Renzi. I punti controversi della Riforma Costituzionale? Roma da giuristi su opposte sponde, da alchimie per addetti ai lavori.
Saviano e gli angeli custodi
Ho in odio l’autoreferenzialità, l’edonismo, chi si guarda compiaciuto allo specchio, le autocitazioni apologetiche, la libido del presenzialismo. Perciò non capisco le due pagine che Repubblica concede al racconto di Roberto Saviano sovrastato dal titolo “Sono ancora vivo”, condizione profetizzata da chi ritiene (quanti siamo?) che le mafie non uccidono un loro detrattore di mestiere scriba, come si definisce il grande saggio Gianni Clerici nelle eleganti note sul tennis: troppo grande il rischio di farne un martire. Capisce chi ragiona su dati di fatto: le scorte che sono nucleo e contorno dell’articolo di Saviano non sono mai servite a sventare attentati. Super protetti Presidenti americani, Aldo Moro e la sua scorta trucidata dai terroristi, i magistrati assassinati dalla mafia, Papa Wojtila, avevano la scorta. La noia per il resoconto di Saviano sui dieci anni in compagnia dei suoi angeli custodi è compensata da uno sprazzo di lucida creatività che gli fa dire “Avrei voluto tornare indietro e non scrivere Gomorra, non scrivere più alcun articolo, rifugiarmi”. Chissà se ricorda di aver dialogato con una folla di fan a Napoli, all’aperto, al Ponte di Tappia, facile bersaglio dei proiettili della camorra da cui dichiara di doversi difendere. Ovviamente non successe nulla. Come non succede nulla (e glielo auguriamo) ogni volta che si espone in pubblico.
P.S. Stasera “Report” da non perdere. Il giornalismo d’inchiesta della Gabanelli (purtroppo lascerà la guida del programma) si occupa dei privilegi goduti dal fratello del ministro Alfano, incluso il bagno privato nel suo ufficio, pagato dalle Poste oltre cinquemila euro. Il protagonista dell’inchiesta di questa sera ha tentato di bloccarla (“Compito della Rai è di informare non di gettare fango all’insaputa di chi lo subisce”) ma la Gabanelli assicura che andrà onda (“Il collega si è presentato con nome cognome e ruolo di giornalista”).
Luciano Scateni
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