Articolo pubblicato il: 14/04/2020 17:43:48
Allora si può: è possibile rendere globale la protezione fondamentale della mascherina e cominciare a disancorare il Paese dalla quarantena che paralizza il motore dell’economia produttiva, di una vita normale. Tragico il numero di contagiati e vittime del Covid-19, ma andrebbe comunque messo a confronto con il numero di contagiati e di morti di ogni influenza invernale e soprattutto di precedenti pandemie. Il progetto di un progressivo ritorno alla normalità apre il cuore alla speranza, ma cum iudicio, per non correre il rischio di una nuova aggressione autunnale. E allora la fase 2, che liberalizza alcune clausure, ma obbliga a indossare le mascherine, specialmente di quelle che proteggono chi l’indossa e gli altri (le FFp3), che per trovarle o sei raccomandato o deve baciarti la fortuna.
Prato, laboriosa città toscana, si è data da fare e dovrebbe imitarla l’intero arcipelago delle comunità, da Nord a Sud dello ‘stivale’. Prato ha mobilitato il complesso sistema della Protezione Civile e nel tempo record di una settimana ha distribuito porta a porta, a tutti i residenti nel territorio, confezioni di cinque mascherine monouso. Di qui il diritto di obbligare i pratesi di indossarle obbligatoriamente negli spazi chiusi, pubblici o privati aperti al pubblico, in presenza di più persone e con obbligo di mantenere la distanza sociale, nei mezzi di trasporto pubblico locale, nei servizi non di linea taxi e noleggio con conducente. Esclusi dall’ordinanza regionale i bambini e persone in condizioni psicofisiche incompatibili. Allora si può, ma provate a importare l’iniziativa di Prato in tanti luoghi d’Italia dove approvvigionarsi di mascherine è più difficile che vincere al superenalotto. Missione impossibile e allora è demagogia, da comodo ottimismo d’ufficio, pretendere, che in luoghi come Napoli, i cittadini accedano a librerie, cartolerie, salumerie, tabaccai, solo se muniti di mascherina (e di che tipo?).
Note dolenti. Alle prime evidenze della pandemia, fior di scienziati hanno snobbato la fondamentale protezione con dichiarazioni quantomeno azzardate o obbligate dalla consapevolezza che l’Italia ne era sprovvista: “Mascherine? Non servono niente” e chi ha sale in zucca ha capito che non ci credevano, non fosse altro per aver visto in televisione bocche e nasi coperti di chi operava a Whuan per la lotta al virus. La speranza è che se ne producano tante da consentire perfino scorte personali per il futuro.
Sul futuro ravvicinato della prossima estate incombe il dubbio amletico vacanze o ancora ‘io resto a casa?’. Ci stanno lavorando infettivologi e uomini dell’esecutivo Conte. La sottosegretaria Bonaccorsi: “Si, forse, speriamo. Pensiamo con il comitato tecnico scientifico a normative appropriate, a ipotesi di distanziamento”. Per garantirlo, un’impresa dell’Emilia si dice pronta a produrre box in plexiglass, da spiaggia. Massimo Galli, noto infettivologo: “Se tra maggio e giugno faremo quello che va fatto, non è impossibile che in luglio e in agosto si riesca ad andare anche al mare, naturalmente solo in Italia”.
In poche righe. Parla la sottosegretaria alla salute Sandra Zampa: “La fase 2 del coronavirus, quasi alle porte, sarà uguale quasi per tutti, non per gli anziani. Dal 4 di maggio l’autorizzazione a uscire di casa non sarà ispirata al ‘tutti per uno, uno per tutti, ma a avverrà ascaglioni e gli ultimi a usufruire della libertà (‘vigilata’) saranno proprio gli anziani over 70”.