I giocatori serbi puntano a uscire dal Maracanà, nome pretenzioso dello stadio di Belgrado, senza prenderle e ci riescono. Per loro lo zero zero finale era il miglior risultato contro una squadra di bel altro tasso tecnico qual è il Napoli. Il commento di Boskov, per chi ne ricorda la saggezza in pallone, sarebbe “vince chi fa gol” e gli azzurri di gol non ne hanno fatti, a conferma, che se la difesa nelle prime giornate ha lasciato a desiderare, li reparto offensivo ha i suoi problemi. Per gran parte dell’esordio in Champions League il Napoli ha giocato come succedeva nei cortili degli oratori, a una sola porta, quella dei serbi. Ma la considerazione serve poco e in questo caso zero. Se il possesso palla non prelude a incursioni vincenti nell’area avversaria, è un inutile merito. L’inedito di Ancelotti, in questi primi test, è finora il ruolo diverso di Insigne, che in posizione più centrale rispetto al passato, sembra dare il meglio di sé. Contro la Stella Rossa, oltre al consistente contributo in qualità di metronomo delle poche azioni offensive degli azzurri, ha centrato da notevole distanza il sette della porta difesa da Borjan. La mano di Ancelotti, tecnico che ha vinto tutto o quasi, ancora non si vede. Dal match con la Stella Rossa si può estrapolare una nota positiva, l’esordio di Fabian Ruiz, ancorché bisognoso di inserirsi con maggiore confidenza nelle trame della squadra. I serbi, sostenuti da un pubblico trascinante, hanno chiuso la zip difensiva a oltranza e la loro porta non ha corso rischi seri, tranne che in due occasioni, la traversa colpita da Insigne e un salvataggio che sa di miracolo, operato da Rodic, che al minuto 67 ha respinto sulla linea di porta il tiro di Callejon, destinato a entrare in porta.
Del Napoli che dire: il possesso palla esasperato e quasi interamente esercitato a centro campo con passaggi laterali, non porta quasi a niente. E non produce nulla di buono il ritmo lento degli azzurri, utile solo a fiaccare la resistenza degli avversari. In porta Ancelotti ha voluto Ospina che impegnato da un tiro facile, facile e dalla lunga distanza, si è esibito in una parata quequera, nell’incapacità di bloccare un pallone senza velleità.
Ma il problema che Ancelotti risolvere i fretta è la mancanza di determinazione nei sedici metri degli avversari. Il tecnico degli azzurri, quando mancavano trenta minuti al quarantacinquesimo ha dato il via alle sostituzioni. Mertens per Allan, poi Hamsik per Zielinski e Ounas per Callejon. Niente di nuovo sotto il cielo di Belgrado, se si fa eccezione per la produttività di Mertens che tenerlo in panchina è un peccato mortale.
Fanno tremare i polsi i prossimi impegni di Champions contro Liverpool e Psg. La permanenza nel prestigioso torneo è un sogno desinato a svanire in fretta.
Al Maracanà c’era una manipolo di super affezionati, un migliaio di napoletani, che hanno lasciato lo stadio a testa china, a dimostrare sconforto.
Ottimismo o pessimismo della ragione? Una via di mezzo, sempre che il Napoli dimostrerà di non essere più il birbante dal passo lento delle prime giornate di campionato e di questa trasferta in terra di Ungheria.
Luciano Scateni
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