Scateni. Stavolta tre, contro zero dei viola. Avanti così


Articolo pubblicato il: 05/01/2025 09:51:24

Firenze, stadio Artemio Franchi, 19ª giornata della Serie A, ultima del girone d'andata. Non è il miglior momento dei viola. Dopo otto vittorie consecutive la sconfitta a Bologna e in casa con l’Udinese. Fiato sospeso per l’esito del recupero Atalanta-Juventus che potrebbe restituire agli azzurri il primato solitario in classica, Inter permettendo. Conte stratega a bordo campo con smartphone e sveglia incorporata che attorno al settantesimo di ogni partita in corso gli ricorda che è tempo di dimostrare la bravura nel disporre uscite e ingressi in campo, lo avverte  in  prossimità del 90esimo che è tempo di giocare la carta degli ultimi cinque minuti affidati a panchinari che non hanno neppure il tempo di entrare in partita.  Il Napoli ha smaltito senza danni la quota priva di particolari asperità delle prime diciotto partite e con il minimo sforzo, senza dar spettacolo...ma che fa, l’uno  a zero ha procurato comunque i tre punti in palio. Nell’attesa del confronto-scontro con i viola del napoletano Palladio, il pugliese Conte confessa enfatizzando il rischio di temere le veloci ‘ripartenze’ dei toscani, si avvale dell’alibi fornito dagli infortuni di Kvara e Politano (ma non erano guariti?), ignora la presenza in panchina di Raspadori, Simeone, Ngonge e sfetta l’attacco, sistemando il terzino (a volte mediano) Spinazzola, finora panchinaro per scelta tecnica, al fianco di Lukaku e Neres. Dell’ex atalantino e romanista, Conte (perché non credergli), segnala la sua vocazione offensiva collaterale.  L’augurio è che la scelta sia ponderata, frutto del credito di cui gode Conte. Attenzione alla punta centrale dell’attacco viola, a  Kean, bomber valorizzato da Palladino, incursore pericoloso.. Arbitra Manganiello, sezione di Pordenone. Al 95esimo cocente delusione dei passionali supporter di una Fiorentina in grigio che il Napoli domina con autorevolezza e una superiorità totale, reparto per reparto. Sorprende il flop di un tecnico stimatissimo, il napoletano Palladino, è sconcerto per la difesa dei suoi dilettanti allo sbaraglio che hanno spalancato la porta alle incursioni degli azzurri e hanno strameritato la sconfitta sonora che proietta Lobotka e compagni a dimensione champions. Se son rose  fioriranno in primavera e accenderanno nel cuore  e nella mente dei tifosi napoletani l’ambizione di un quarto tricolore sulle maglie azzurre. Merito al merito, il campo ha azzerato i dubbi su Spinazzola terzo componente della linea offensiva al fianco di un sempre statico Lukaku e del fantasista brasilero Neres, irresistibile, freccia di un arco da far invidia a Robin Hood. Da stasera è chiaro, lapalissiano il perché del rendimento in progress degli uomini di Conte. La spiegazione ha nomi e cognomi: il ‘miracoloso’ Meret, che ha superato anche il disagio nello smistamento del pallone con i piedi,  pallone, il dispositivo difensivo vicino alla perfezione, governato da Buongiorno, Olivera e Rrahmani (anche stasera sontuoso), il genio di Lobotka, la potenza psicofisica di Mc Tominay, l’estro armonico dello strepitoso Neres. Il gol dell’1 a 0 è da antologia. Il brasiliano riceve da Lukaku un prezioso assist, in velocità supersonica fa fuori l’intera linea Maginot dei viola e da una posizione scomoda per lui mancino, spara un missile terra-terra che gonfia la rete difesa da De  Gea, all’incrocio dei pali. Segna anche Olivera, ma in fuori gioco, come Lukaku. Segna Mc Tominay, che riceve senza marcature in area di rigore un cross di Anguissa da spedire senza pensarci su in rete. È il suo quarto gol in campionato. E segna Lukaku dal dischetto degli undici metri. Il rigore lo provoca la scempiaggine di Moreno che sgambetta Anguissa. Manganiello annulla (bravo!) un gol di Kean viziato da un fallo di mano, in verità involontario, ma comunque punibile. In sintesi: una Fiorentina inguardabile, un Napoli in chiaro ingresso nella corsia che alimenta ambizione e consapevolezza di un organico che con un paio di innesti chiave può sognare. E sogna Neres, sogna a giusta ragione di meritare il ruolo di protagonista intoccabile, in competizione almeno alla pari con il fuoriclasse georgiano. Non cambia il giudizio su Lukaku che anche stasera ha denunciato la sua improduttiva staticità.  Merito al merito di Conte, con l’eccezione della sarabanda cambi non impeccabile.