La notizia, altro che fake news, filtra nonostante l’oscuramento in atto per depistare l’opinione pubblica e farle credere che la tragedia in corso nella Siria, devastata da sette anni di scontri incrociati, di missili piovuti da ogni parte sia la scomodità internazionale di Assad: la notizia è che al momento gli esperti valutano in 400 miliardi di dollari il costo della ricostruzione e non è affatto verosimile che si fermi la gara a chi distrugge di più.
Si capisce lo strappo alla correttezza di comportamenti di Trump in combutta semisegreta con Theresa May a Macron, il suo “go” senza il mandato dell’Onu. Altro che distruzione di armi chimiche: gas nervino e simili sono custoditi in tutti gli arsenali delle principali potenze militari e nessuno decide di farli saltare in aria con una pioggia di missili.
Si capisce anche l’“invito” dell’Eliseo alla casa Bianca perché receda dall’annuncio di ritirare i marines dalla Siria. Presidiarla, e a guerra finita spartire la sontuosa torta della ricostruzione, è un piatto succulento da condividere tra “vincitori”. L’Italia, per il poco che si rappresenta sulla scena internazionale con il suo governo agonizzante, balbetta. In condizioni di salute ristabilita avrebbe fatto ricorso alle sottili strategie del machiavellismo per non rispondere “assente” alla spartizione dell’affare rinascita post bellica della Siria, seppure in posizione subordinata. Nel buio pieno dell’incertezza sul governo finora dell’impossibile, non ci resta altro che negare il coinvolgimento, ma senza perdere l’antico vizio dell’ambiguità. Calpestato per l’ennesima volta l’articolo 11 della Costituzione, l’Italia ospita una base strategica Usa per le azioni militari in Medio Oriente. Per chi non lo ricordasse, in Sicilia, per la precisione a Sigonella, sono partiti per i cieli della Siria aerei da guerra americani.
Se Macron paventa scenari di guerra civile europea non è un visionario. Sa bene che all’affare Siria si sono applicati da tempo e per primi Putin, Erdogan e l’Iran e che non consentirebbero alla coalizione Usa-Gran Bretagna-Francia di assumere il monopolio degli appalti per la ricostruzione siriana. Tanto meno di mettere le mani sulle risorse energetiche di Assad.
Tra i due litiganti c’è di messo un terzo soggetto. In aperto disprezzo per la sovranità delle Nazioni Unite e molto probabilmente dopo lo “yes” dell’amico Trump, l’Israele del fanatico Netanyau ha sparato i suoi razzi contro la vicina Siria. Dopo aver illegalmente depredato la Palestina di gran parte del suo territorio non sarebbe così lontana dal vero l’intenzione di espandersi anche a spese di Assad.
E’ vero, i cento e più missili firmati Usa, Francia e Gb, piovuti sulla Siria, non sono ancora una dichiarazione di guerra, ma somigliano molto a prove tecniche di un’inedita “Triplice”, potenzialmente in grado di attrarre satelliti a regime semi dittatoriale (Ungheria, Polonia, Austria…) e in un futuro sventurato anche un’Italia governata da un pericoloso bipartitismo, l’uno pro Putin, l’altro pro Trump.
Luciano Scateni
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