Non ci stancheremo mai di criticare la redazione sportiva de la Repubblica platealmente centro-nordista, cioè orientata a dare spazio e gloria alla Juve alle due milanesi e alla Roma, dove ha sede il giornale. CI risiamo: per la presentazione di Roma-Napoli il quotidiano fondato da Scalfari titola “Anticipare l’onda del Napoli. Roma all’esame maturità” L’articolo sottostante per oltre tre quarti è riservato alle esternazioni di Di Francesco, tecnico giallorosso. Poche righe per dar voce al Napoli. La foto di accompagnamento? Di Francesco e Nainngolan. Ma poi: prima pagina per Juventus Lazio, terza per Roma Napoli: con quale scelta professionale, e quale perché, dal momento che il Napoli, piaccia o no ai redattori della Repubblica, è in testa alla classifica? Fin qui il prologo di un match storicamente sentito dalle due città.
La cronaca: prima di sottoporsi alle insidie, che il calcio tende alle coronarie di chi lo segue con passione campanilistica, è d’obbligo spendere il tempo necessario a esaudire i test di un check up cardiologico e accertare che il cuore pompi con la dovuta regolarità e adeguata forza il sangue nel cuore. Gli anticipi di giornata lo hanno richiesto a gran voce, considerati gli eventi di Juventus-Lazio e Roma-Napoli.
In quel di Torino la gagliarda Lazio di Inzaghi avrebbe concluso senza patemi d’animo una partita quasi perfetta con un esaltante due a uno, grazie alla nuova doppietta di un implacabile Immobile. Ma quando mancava esattamente un secondo alla fine dei supplementari, la Lazio ha provato a suicidarsi con in intervento in area giudicato da rigore su consultazione del malefico VAR. Sul dischetto Dybala. Strakosha intuisce, si tuffa sulla sua destra e respinge. Si dannano, i bianconeri, esultano i laziali, brindano i napoletani che contano sui tre punti con la Roma per andare, come si dice in gergo, in fuga. Emozioni finite? Si ricomincia con gli eventi dell’Olimpico. Il primo tempo degli azzurri è molto prossimo alle migliori prestazioni stagionali. Il dai e vai infinito degli azzurri avvilisce De Rossi e compagni, che non toccano quasi mai palla. Neppure un tiro in porta e l’attivo di uno a zero per gli uomini di Sarri.
Al minuto venti, nell’area della Roma l’intera difesa pasticcia. Il peggio è un improvvido retropassaggio di De Rossi. Lo intercetta Insigne e non può sproprio sbagliare. Il Napoli insiste e chi è addentro alle cose degli azzurri immagina una seconda frazione di gioco ancora più sbilanciata, saldamente governata dagli uomini di Sarri che avrebbero contato sulla stanchezza dell’avversaria, in affanno per le energie spese nei primi 45 minuti nel tentativo di contrastare il possesso palla dell’avversaria. Anche la statistica condivideva questa tesi: il Napoli ha segnato 16 gol nel secondo tempo, contro i 9 del primo. Non va così. La Roma si toglie di dosso la frustrazione vissuta per 45 minuti e acquista intraprendenza. Al Napoli viene meno la concentrazione e con essa gli automatismi progettati da Sarri. In particolare: Mertens non vede un pallone giocabile, Callejon è ignorato per gran parte della partita, Insigne fa quel che può. Non funzionano le famose percussioni sulla fasce, va giù di tono il centrocampo sull’asse Jorginho-Hamsik e qualche incertezza difensiva costa brividi sulla schiena dei tifosi napoletani (i pochi che non vivono in Campania autorizzati a seguire l’incontro all’Olimpico).
La pressione della Roma cresce d’intensità, un palo e una traversa salvano Reina. Nel cuore dei napoletani i battiti toccano quota centoventi e oltre al minuto, nei minuti di recupero gli azzurri con le unghie e con i denti difendono l’uno a zero, ma in affanno.
Questa volta non hanno cambiato nulla le sostituzioni Zielinski-Hamsik, Diawara-Jorginho, Rog-Callejon.
La festa di fine gara (baci e abbracci degli azzurri) si legittima per due ragioni. Intanto perché i punti di vantaggio sulla Juve diventano cinque e per l’interessante corollario dell’ottava vittoria consecutiva dall’inizio del campionato, condita dai soli cinque gol subiti e i ventisei realizzati.
In fine di commento una timida proposta per Sarri: benissimo gli undici “titolarissimi”, ma senza abusarne. La fatica prolungata (campionato e Champions) alla lunga sottrae energie e determinazione. Una pausa per tirare il fiato può probabilmente giovare e a osservare la disponibilità di sostituti validi la proposta di dar loro spazio non è così azzardata.
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