Vai dove ti porta il vento e poiché la bora della politica soffia in poppa alla nave ammiraglia dei 5Stelle. L’inseguono in massa (per ingraziarsi Di Maio e confratelli, in stato di euforia da 30 percento di voti), con veloci gommoni e motoscafi d’altura. Tentano l’abbordaggio per saltare sul ponte di comando e prenotare una fetta o fettina di potere, un posto di amministratore delegato, presidente di qualche cosa, direttore di quotidiani e radio-telegiornali, o semplicemente un lavoro che sia a tempo indeterminato, un reddito di cittadinanza, eccetera, eccetera.
A un attento fruitore dei media non sfugge lo stravolgimento di tempi e spazi monopolizzati in favore di grillismo e Lega. Nei salotti tv, dove dalla sera del 4 marzo si bla-blaeggia su risultati elettorali e governabilità, si è introdotta aum-aum, come dice una canzone napoletana rivisitata da Arbore, una sorprendente sinergia di timoroso rispetto per i vincitori.
È da ammettere. La riflessione è carica di eccessiva severità nel giudicare la nuova tendenza di saltare sul carro del vincitore, ma in fondo si giustifica.: Un caso fra tanti è la consueta corrispondenza da New York dell’inviata Rai, palesemente benevola nel racconto delle “imprese” che universalmente bollano Trump come il peggiore soggetto alla testa di una grande nazione. Questi, ossessionato dal debito contratto con i fabbricanti di armi e con chi ne fa commercio, ha esternato di nuovo a loro vantaggio e ogni volta che lo fa il mondo dei sani di mente si chiede quando userà una 7 e 65 contro se stesso. “Lo spazio, ha declamato Trump, è un dominio di guerra, proprio come la terra, l'aria e il mare. Potremmo persino avere una forza spaziale, svilupparne un'altra". Per non farsi mancare niente, in tema di uso delle ghigliottina, il tycooon ha sostituito il vertice della Cia, con la nomina di Gina Haspel, sostenitrice di metodi di tortura barbari nei confronti dei prigionieri. A poco più di un anno dalla sciagura della sua elezione ha fatto fuori venti esponenti di rilievo della Casa Bianca, tra licenziamenti e dimissioni.
A proposito di salti della quaglia, l’antico astio di Travaglio con dem e Renzi, in contrapposizione con l’idillio pro grillini della testata che dirige immeritatamente, è diventato orgia entusiastica per i pentastellati e dispregio ancora più velenoso anti Pd. Si tratta, forse, di un riannodare i fili della professione con il rapporto di collaborazione prestata a suo tempo al giornale di destra diretto da Montanelli o più probabilmente è fiuto per l’andamento del voto che ha eletto i 5Stelle, dunque captatio benevolentiae per i vincitori, in attesa di essere ricambiato.
L’Italia dei “chiachielli” s’è desta, affascinata, come sempre dal potere che non logora chi ce l’ha. Ci vorrebbe un infiltrato, al pari del poliziotto che si finge spacciatore per sgominare bande di trafficanti. Si scoprirebbe se il signor Gasperini, allenatore dell’Atalanta, è indotto da interessi reciproci con la Juve a opporle una formazione rimaneggiata. È una sintesi frutto di malignità campanilistica o azzeccata intuizione? Il nodo si può sciogliere se si torna alla partita sospesa per neve, da recuperare stasera. In quella circostanza, Gasperini avrebbe mandato in campo riserve e perfino ragazzi della “primavera”. Questa sera un quasi bis. Ci rifà e giustifica il mini turnover con la frequenza ravvicinata di impegni. Il prossimo, tra l’altro, è con il derelitto Verona. In campo non ci sarà Gomez, capitano e punta di diamante dell’attacco bergamasco (risentimento alla coscia o forfeit “diplomatico”?), non ci saranno Petagna (e allora chi dovrebbe segnare?) Rizzo e Bastoni. Altro che Var: per saperne di più occorrerebbe il siero della verità, iniettato ai presidenti di Juve e Atalanta, squadra sostenuta da tifosi razzisti, quelli dello striscione “Vesuvio, bruciali tu”.
Luciano Scateni
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