SCATENI. Rolling Stone, l'esempio da clonare


Articolo pubblicato il: 10/07/2018 15:26:30

Anche le pulci hanno la tosse, bellezza del proverbio popolare. Può darsi che qualcuno ricordi il transito di tale Povia al Festival di Sanremo. Poi la giusta eclisse. Ora, a conferma del giustificato ostracismo per l’autore di canzonette minimali, come “I bambini fanno oh”, il tizio, che non avrebbe ragione di parlare e invece esterna, lo fa con parole blasfeme di astiosa critica niente meno che ai Rolling Stone, mito della musica rock. In un video se la prende per la copertina di un loro disco anti Salvini: “Hanno aderito solo artisti comunisti (l’ignorante non usa la corretta espressione ‘artisti di sinistra’). Povia finge di non sapere che il mondo della cultura e dell’arte è quasi globalmente di sinistra e che i salviniani come lui, nel pianeta dello spettacolo, sono rari come le mosche bianche.

Ad Oslo è di lieta euforia il clima dei saggi che esplorano il mondo per assegnare l’alta onorificenza dei Nobel, tutti felicemente concordi sul destinatario. Negli States i giurati dell’Oscar, dopo rapida consultazione, hanno deciso il vincitore del roiconoscimento alla carriera in minuti sei, sono schizzati via, partiti a razzo per la Florida e le meritatissime Holidays marine. Analogo privilegio è toccato al pool di menti eccelse che designano il vincitore del prestigioso premio Pulitzer. Se la sono cavata in un amen. Alla giuria internazionale al femminile è bastata un’occhiata competente per decretare il vincitore di mister Universo, sempre lui. La Russia ha coniato la nuova moneta in argento da cento rubli con il volto rubicondo di Putin sul lato B e sul lato A il profilo volitivo di un amico della Russia. Identico identikit. Nessun dubbio per il presidente della Cina, sarà lo stesso soggetto il testimonial del nuovo suv elettrico e l’India, per non essere da meno, lo affiderà ai big della regia come protagonista di fiction e film d’autore made in Pechino. E l’Europa? Lo incoronerà imperatore di una monarchia plurima, guidata da Orbàn, Le Pen, Erdogan, Kurz, Morawiecki, Pellegrini, con obbligo scolastico sancito dalle rispettive Ccostituzioni di leggere e trarre insegnamento dal “Mein Kampf.”

Tutto chiaro? Protagonista assoluto dei riconoscimenti descritti è lui, il Matteo Salvini, l’uomo della pace, l’attore eccelso, lo scrittore sublime, l’adone della politica, il predestinato da dio e da folle di popolarqualunquisti, omofobi, razzisti e nostalgici del nazifascismo, a dettare le linee guida del futuro della Terra. Non ne siete convinti? O peggio, aderite alla campagna antiSalvini dei Rolling Stone? Attenti alle ronde armate di manganelli, ai flaconi di olio di ricino.

Chi si rivede: in corso di dorato pensionamento dell’ex cavaliere e in assenza di soggetti carismatici, dotati di charme da leader trascinatore di folle, Forza Italia resuscita Tajani dal limbo di un incarico di rappresentanza, qual è la presidenza del parlamento europeo e lo nomina vice Berlusconi. Un attimo dopo la gratificazione, omaggio di antica fedeltà al fondatore, Tajani, che peccato, non alla presenza del notaio di Porta a Porta, al secolo Bruno Vespa, spara a salve, l’annuncio, che nella sua ingenua incompetenza di improvvisatore, dovrebbe miracolosamente risolvere il dramma dell’emigrazione africana: “Un miliardo alla Libia, uno al Niger per la gestione dei flussi migratori” e voilà…tutto risolto. Qualcuno gli spieghi che non basterebbero neppure dieci o cento miliardi. Chi ne sa di più apra gli occhi a Tajani. Gli dica del neocolonialismo dei potenti del mondo che non consentirebbero mai di rinunciare alla rapina delle ricchezze di un continente depredato da secoli con la complicità di governi e tiranni locali, eletti e sostenuti dalle potenze mondiali. Gli facciano capire quanto rendono le guerre sanguinose da cui fuggono i profughi a chi produce e vende armi, gli rivelino le mire di mezzo mondo, Cina per in testa, Italia compresa, che non rinuncerebbero mai alla rapina di risorse naturali dell’Africa, a costruire grandi opere e usare la manodopera locale a costi vantaggiosi, in nero. C’era davvero bisogno di altri dilettanti allo sbaraglio?

Anche questa è l’Italia

Luciano Scateni