Erano le idi di settembre, si avvertiva un malsano fetore di neofascismo, in verità nell’aria da più tempo. Questa nota quotidiana di quel tempo con intuito profetico proponeva un monito: “Achtung, attenti, gli sfascisti ostentano spavalderia avanguardista, mostrano minacciosi pugni e randelli, levano impunemente le braccia per evocare il saluto al Duce.” In altre faccende affaccendati, politologi, uomini del partitogramma, mass media hanno ostentato distrazione, applicati a “cose primarie e più importanti”, ovvero a tessere e disfare come Penelope l’ordito di defatiganti quanto sterili risse sul destino post elettorale dell’Italia. Nei vicoli bui di cunicoli prossimi a conati di estremismo di destra, sboccavano in esplicita quanto illegale spavalderia gli ultras mussoliniani. La distinta dell’apologia del regime, ritenuto illegale dalla Costituzione e dal dettato di una legge dello Stato, propone un elenco di provocatorie trasgressioni, che un Paese attento al rischio di rigurgiti del “Ventennio” avrebbe stroncato sul nascere. Non è andata così e, da strisciante, l’onda nera ha esondato impunemente allo scoperto. A Como un manipolo di facinorosi ha fatto irruzione nella sede di un’associazione impegnata nell’accoglienza ai migranti con atteggiamenti intimidatori. Elementi mascherati di Forza Nuova hanno fatto di peggio, con l’assedio alla sede del quotidiano la Repubblica e minacce, inequivocabile dichiarazione di “guerra”.
Miracolo: la politica, i media, i democratici a ogni livello di allerta, hanno scoperto l’incombente ritorno di fiamma (ogni riferimento al simbolo della Meloni non è casuale) dell’estremismo di destra. E allora esecrazioni congiunte dei partiti e della stampa non contagiata dal tentativo di redimere Mussolini e il fascio, ma in parallelo tiepide riflessioni di Lega e Fratelli d’Italia, a conferma di preoccupanti complicità. L’assurdo della questione, che solo ora appassiona giornali, talk show e l’opinione pubblica a lungo disinformata: perché la magistratura ha disatteso al ruolo esecutivo di processare e condannare ripetuti episodi di apologia del fascismo?
Metrò, nell’accezione universale del termine, è sinonimo di mobilità urbana protetta, perciò di sollievo per chi ha fretta di spostamenti all’interno di grandi città incompatibili con l’evoluzione frenetica del traffico privatoe. Esempio di efficienza strategica sono le underground di Mosca, Tokio, Parigi, Londra, Milano per treni a ripetizione, efficaci gangli degli svincoli per raggiungere ogni area abitata. E Napoli? Stupendi terminali, impreziositi da opere d’arte, meraviglie osannate dalla critica…ma poi? Pochi treni e snervanti intervalli tra una corsa e l’altra, guasti tecnici a ripetizione, estati bollenti nelle carrozze prive di aria condizionata, ingresso impossibile in vettura nelle ore di punta, improvvisi stop su alcune tratte, zero sorveglianza nei capolinea a maggior rischio. Domanda: qualche costosa installazione di nomi famosi in meno e qualche disagio in meno? Nooo?
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