E’ tempo di promesse di marinaio e non solo per il governo Lega-Stellato. Il calcio ne è contaminato ed entrare nel dettaglio, a fare ottimistiche dichiarazioni di intenti è il super decorato Ancelotti. Interrogato sulla resa senza condizioni di Genova (0-3 dalla Samp) ha glissato sulle personali responsabilità e ha promesso di proporre al San Paolo un bel Napoli. I napoletani, che se ne intendono di calcio e dei suoi interpreti, non gli hanno creduto e per la prima volta curve, distinti e tribune dello stadio hanno mostrato vuoti desolanti. Certo, hanno disertato in tanti anche per contestare De Laurentiis, avaro presidente in campagna elettorale, avido autore dell’aumento del prezzo dei biglietti, in conflitto perenne con il sindaco e autore di uno sgarbo alla città con l’acquisto del Bari, dove ha minacciato di disputare le partite di champions.
Fin qui la mano di Ancelotti e figli si è vista e come, ma nella forma univoca dello smantellamento del gioco di Sarri che aveva riconciliato con il calcio spettacolare non solo con i napoletani. Contro una Fiorentina ben strutturata da Pioli e pimpante, almeno per l’intero primo tempo, gli azzurri hanno risposto senza personalità, con un banale e improduttivo possesso palla, errori di passaggio, lentezza e zero pericolosità. Una decina di minuti decenti poi sei in condotta. La partita è piaciuta solo al telecronista di Sky, ma per dovere di appartenenza alla testata. Tre soli episodi da segnalare: un tiro potente dalla distanza di Eysseric, ben neutralizzato da Karnezis, un conclusione potente di Insigne di poco alta, un assist di Zielinski per Callejon che al volo ha spedito sul fondo.
Ripresa in fotocopia. Dieci minuti di pressione degli azzurri, una conclusione, l’unica di un Mertens fuori condizione, che subito dopo va in panchina. L’ingresso di Milik conferma che una squadra ambiziosa non può fare a meno di un centravanti di ruolo ed è incomprensibile aver ceduto al Parma Inglese, interessante alter ego di Milik, anche in considerazione degli impegni extra campionato. Il polacco è un centravanti vero e alla vocazione a far gol, unisce la dote giocatore completo. Inizia lo show di Insigne e delle sue proiezioni a rete, molte imprecise, ma una, al minuto 61, costringe Dragowski a una parata miracolo all’incrocio dei pali. Il caldo si fa sentire e non solo per il Napoli. I toscani perdono smalto, dinamismo e fisicità, il Napoli ne profitta per quello che in questo momento è capace di esprimere. Fa la partita con passo lento e sbaglia occasioni clamorose. Una con Zielinski che a tu per tu con Dragowski finisce a lato. Insigne ci prova a ripetizione e il capolavoro tecnico arriva al minuto 79, quando il san Paolo era quasi rassegnato allo zero a zero. Poco prima Ancelotti aveva richiamato in panchina uno sbiadito Callejon per Ounas. Il gol è per un quarto di Milik , che serve Insigne in area con un assist invitante, per tre quarti dell’ex scugnizzo che supera in corsa il suo marcatore e centra il bersaglio. L’uno a zero non scuote la Fiorentina, in riserva di fiato ed energie, il Napoli bada a far passare i minuti, Ancelotti per eccesso di prudenza manda in campo Rog, che se continuerà a giocare gli ultimi dieci minuti non potrà mai dimostrare quanto vale. Va in archivio la quarta prestazione di un Napoli che non è più la carne di Sarri e non ancora il sushi di Ancelotti. Sarà dura riportare al San Paolo i 50mila dei bei tempi.
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