Articolo pubblicato il: 03/04/2017 11:06:33
Ma che bravo Allegri, dimentica di allenare la squadra più ricca del campionato, più dotata grazie ai milioni a profusione messi sul tavolo del mercato dalla Fiat e organizza per il San Paolo uno squallido copia-incolla del catenaccio inventato da Helenio Herrera per la sua Inter. L’indietro tutta è sotto gli occhi dei cinquantamila del San Paolo. La grande Juve gioca in metà campo, la propria, con dieci uomini a presidiare Buffon, disposti come soldati in trincea per sabotare ogni tentativo degli azzurri di insidiare la sua porta. Squallido davvero, ma destinatario del colpo di fortuna del settimo minuto, quando Khedira in un unico esempio di contropiede inventa uno slalom tra Albiol e Koulibaly e manda in rete. La buona sorte in questo caso non arride agli audaci ma a chi non ha fatto nulla per meritarla. Poi solo barricate contro l’arduo compito degli azzurri che sciupano le nelle poche opportunità di infrangere la diga juventina. Errori di tiro per Hamsik, Insigne e Mertens, quest’ultimo stritolato nella morsa Chiellini-Bonucci. E la Juve? Zero, o quasi. Secondo tempo in fotocopia, fino al minuto quindici. L’ora ics coincide con un calo di tensione del sistema catenacciaro di Bonucci & c. e il Napoli non perdona. Mertens, con uno dei palloni che raramente ha potuto governare come sa, guadagna lo spazio sufficiente a neutralizzare il contrasto dei suoi marcatori e serve l’assist della perfezione per Hamsik che elude l’intera linea difensiva nemica, riceve e con il destro spedisce alle spalle di Buffon grazie a una traiettoria a rientrare quanto basta per spedire il pallone all’incrocio dei pali. Uno a uno al quindicesimo, strameritato e se il risultato finale sarà il pari dirà una bugia perché il Napoli ha vinto la sfida perlomeno ai punti. Subìto il gol, Allegri abbandona il catenaccio e conferma che fino a quel momento della partita ha sperato di farla franca con dieci uomini arruolati nel genio guastatori. Dismesso il catenaccio, una Juve modesta non ha fatto nulla per dar credito al merito di occupare la vetta della classifica. Nella mezz’ora che manca al novantesimo sul suo scout non compare neanche un tiro in porta. Agli azzurri non sorride la dea bendata. Quando riesce lo scavalcamento di Callejon delle retrovie juventine, lo spagnolo va in gol ma da posizione di fuori gioco e su uno svarione di Bonucci che passa debolmente a Buffon si avventa Mertens, ma il palo nega il 2 a 1 agli azzurri. Il tourbillon di cambi prende il via dalle due panchine. Zielinski-Allan, che in pagella guadagna un otto tondo, tondo, Rog-Hamsik, come sempre luce del gioco azzurro, Ghoulam-Strinic, buon a prova del croato, sono le sostituzioni firmate da Sarri. Allegri manda nella mischia Quadrado per Khedira, Dybala per Marchisio e Rincon per Pianic. I rimpianti parlano solo l’azzurro di Insigne, prezioso come sempre dei compagni che hanno fatto la partita e messo la sordina all’autostima di Allegri, di una squadra che almeno in questa sfida del San Paolo deve dire chapeau al Napoli. Una domanda per Sarri: contro i due giganti Chiellini e Bonucci, il baldo Milik, o no?
Luciano Scateni