E’ l’occasione della vita e un’altra, con buona approssimazione di chi predice il futuro, non ci sarà, di segare a zero gli artigli della Lega acchiappatutto, di sradicare i canini di bocche fameliche, di predatori insaziabili. “Lotta dura, senza paura”, ma le buone intenzioni dei pentiti, con tendenza a sganciarsi dal mefitico sodalizio con Salvini, devono fare i conti con il fascino del potere che si tengono stretto, stretto, la gran parte di loro coscienti che se si votasse altre dieci volte vedrebbero con il binocolo il Parlamento. Sono loro, che hanno salvato dal processo e dal carcere l’Innominato, il più ingordo degli avvoltoi che piombano su ogni preda (Rai, grandi aziende pubbliche, enti). Lo hanno fatto turandosi il naso, hanno abiurato ai principi costituenti del movimento alla fortuna di diventare parlamentari pur essendo senz’arte né parte. L’attrazione fatale di un seggio e di quanto ne scaturisce in prebende, ha prevalso sulla coerenza, sul rispetto della propria identità. E’ accaduto quando non era ancora partito il clamoroso ridimensionamento 5Stelle ad opera di Salvini e dei suoi accoliti. Quando Di Maio ne ha preso coscienza e i sondaggi lo hanno illuminato, ha provato a fare la voce grossa (e ha girdato “porti aperti”). Poca cosa. In risposta il predatore legista ha sferrato un attacco furibondo alla capitale amministrata dalla Raggi, con il palese intento di insediare la Lega in Campidoglio, magari con un inedita marcia su Roma a braccetto con il pronipote di Mussolini, le falangi di Casa Pound e Forza Nuova e orde di camicie nere.
Ora o mai più. Se i 5Stelle si illudono di superare indenni il test elettorale delle europee, è bene che si sveglino. La strategia del rinvio al dopo voto e cioè poi la Flat Tax, poi il sì o no al Tav, poi alla patrimoniale, all’aumento dell’Iva e ad altre mille ragioni di rissa congelate per quieto vivere pre elettorale, fa il gioco di Salvini, che erode alla base e con maligna astuzia la credibilità del vertice grillino per sottrargli consenso, soprattutto di quanti hanno vissuto la chimera di puntare finalmente su ”onestà”, “efficienza “rivoluzionaria”, “innovazione”, sbandierati da Grillo e Di Maio.
Lo xenofobo, razzista, secessionista, simpatizzante fascista, al secolo il “predatore” Salvini è di nuovo indagato per sequestro di persona dalla Procura di Siracusa, che, colta da panico per aver osato dubitare della sua innocenza, nell’inviare gli atti al tribunale di ministri, ha chiesto l’archiviazione. Il ministro del Carroccio pensa sicuramente “Ci se ne frega dell’indagine” e in presenza della tragedia che vive la Libia, di dove si fugge da massacri, conferma “Quello che voglio, sia chiaro, è che i porti sono e rimangono chiusi. Non è detto che l’indagine approdi in Senato, ma così fosse, i Cinquestelle avrebbero l’opportunità per contrastare un secondo salvataggio di Salvini l’Italia sarebbe loro grata.
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