Amen. Cala il sipario anche sulla Coppa Italia e succede in una serata milanese che conferma l’urgenza del Napoli di sottoporsi a un check up per studiare l’antidoto alla sua preoccupante sterilità offensiva. Niente da obiettare sulla legittimità del 2 a 0 che premia l’eccellente lavoro di Gattuso con undici esemplari di un calcio gagliardo, coriaceo, strategicamente costruito per ottenere il massimo: pacchetto difensivo ineccepibile, diga appena al di qua della metà campo, pressing quanto basta sull’evanescente regia degli azzurri, difesa alta, partenze fulminee in contropiede alla prima occasione. Fatti i dovuti elogi al tecnico calabro- milanese, solo note dolenti sulla nuova prestazione con il segno meno del Napoli. Cominciamo dall’inaspettata sorpresa di Allan. Irriconoscibile il gladiatore di mille battaglie, tanto da supporre che l’opacità del rendimento abbia mascherato il proposito di evitare la sollevazione del popolo azzurro per l’annunciato esodo e di convincere la società a incassare un mucchio di euro con la cessione al Psg. Fosse malevola l’interpretazione del cattivo stato di forma, si dovrebbe chiedere ad Ancelotti perché mandarlo in campo e le ragioni del prestito di Rog, sua naturale alternativa. Ma per il tecnico del Napoli sono lecite altre domande. In mancanza di un regista capace di verticalizzare il gioco offensivo, non ha tanta esperienza per intuire il problema e per chiedere alla società di provvedere all’inizio del campionato o al più con il cosiddetto mercato invernale? L’handicap nella costruzione del gioco si è anche aggravata con un calo vistoso di forma di Zielinski e Fabian Ruiz. In attacco il momento no di Insigne ha fatto il resto. Nel primo tempo otto i suoi tiri in porta, privi di pericolosità e ridotte capacità di invenzione che in passato ha fatto la differenza con i cross da sinistra a destra per le incursioni vincenti di Callejon. L’arretramento dello spagnolo sulla linea mediana, o addirittura in posizione di terzino aggiunto, ha l’unico risultato di privarsi dei suoi gol. Merita una riflessione l’inutile dato del possesso palla, che gli azzurri gestiscono senza costrutto, con una serie di passaggi laterali o addirittura all’indietro, spesso imprecisi e scambiati con lentezza esasperante. Ultima considerazione: il Ghoulam precedente i due gravi infortuni subiti è un pallido ricordo e allora, in attesa che torni il formidabile cursore di un tempo, meglio Mario Rui. Detto questo il Milan passa il turno ai danni del Napoli per due acuti di questo possente Piatek. Per il primo dei suoi due gol Maximovic dovrà chiedere il perdono al suo confessore e sperare di essere assolto. Ha consentito al centravanti polacco di involarsi senza opposizione e di segnare un gol facile, facile. La seconda rete, pur apprezzando la prodezza del gesto da predatore raffinato, è parzialmente colpa di Koulibaly che ha sottovalutato le qualità del centravanti. I due gol ai minuti 11 e 27.Sul due a zero, blanda reazione del Napoli, controllato alla perfezione dai rossoneri. Quando è stato evidente che gli azzurri non erano nella condizione fisica e mentale per tentare di agganciare il Milan, Ancelotti ha sperato che aumentando il potenziale offensivo l’inerzia della partita cambiasse proprietà e allora Ounas per Allan, poi Mertens per Diawara e incredibile a dirsi per un allenatore della sua esperienza, Callejon per Malcuit, il migliore del Napoli in campo, quando mancavano cinque minuti alla fine della partita. Il quartetto Milik, Mertens, Insigne, Ounas ha organizzato solo un gran caos e il Milan ha comodamente controllato il match fino al 94esimo. Dal doppio, negativo scontro con il Milan, Ancelotti può trarre solo una conclusione: il Napoli ha depositato in fondo alla memoria le magie del gioco alla Sarri e non lo ha compensato con il nuovo. Certo, non è facile costruire la nuova personalità degli azzurri, ma è urgente tentare di riuscirci.
Luciano Scateni
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