A chi va allo stadio con la maglia azzurra sponsorizzata dalla Lete e in curva B collabora allo sventolio dello striscione con la scritta “Napule mio”, a chi rinuncia alla guantiera di paste domenicale, ai film si Salemme e ai concerti dei neomelodici per raggranellare quanto serve per seguire la squadra del cuore in trasferta (tifosi anche a Charvic, al Metalist Stadium): a questo stereotipo di tifoso nei secoli fedele, spetterebbe il diritto di scegliere il tipo di check up a cui sottoporre Il Napoli dei modesti primi tempi disputati nel passato prossimo e nel presente con lo Shakhtar: la palla di vetro di una sensitiva? una risonanza magnetica collettiva? una seduta psicanalitica o semplicemente un amichevole interrogatorio di mister Sarri?
Intanto non c’è dubbio, gli esordi in campionato degli azzurri hanno assecondato un identico spartito: prima frazione di gioco impacciata, giro di palla lento, imprecisione negli scambi, incisività al minimo. È andata bene, anzi benissimo, per la relativa competitività delle contendenti e per il diverso stadio di preparazione delle stesse, non impegnate come il Napoli con i preliminari di champions league che hanno convinto Sarri ad accelerare la preparazione estiva. In attesa di risposte, arriva l’uno a due subito a Charkiv dai pimpanti uomini del portoghese Paulo Fonseca, uno, che per capirsi, ha guidato la squadra allo scudetto e alla coppa nazionale dell’Ucraina. Nella circostanza, gli azzurri hanno smarrito il governo del calcio spettacolare e redditizio dei tempi migliori e lo Shakhtar ha strameritato il vantaggio parziale di uno a zero, ottenuto in fine di una magistrale azione di contropiede che un sontuoso Tison ha perfezionato con un tiro angolato, neppure irresistibile, ma vincente, con qualche colpa veniale di Reina. 1 a 0, doccia ghiacciata, reazione blanda degli azzurri.
Si è capito da subito che ad Hamsik è urgente concedere un mese sabatico, lontano dai campi di calcio, per smaltire le tossine accumulate. Non sembra d’accordo Sarri, che continua a sperare di ritrovarsi il capitano strepitoso della passata stagione. Se no, perché aspettare parte del secondo tempo per sostituirlo e come non intuire che la partita era suscettibile di voltare pagina con l’ingresso in campo di Mertens? Sarri ha subito lo choc del secondo gol ucraino prima di richiamare Hamsik in panchina e mandare in campo il rivitalizzante belga.
Lo 0 a 2 lo ha firmato di testa Ferreyra, incustodito e servito con un assist perfetto a pochi passi dalla porta di Reina. Un gol alla Callejon. Con Mertens la partita è come iniziata daccapo e da una delle sue incursioni nell’ara di rigore dello Shakhtar, contrastate da non meno di tre difensori, che l’hanno travolto è scaturito il fallo da rigore. Milik impeccabile dal dischetto, pallone nell’angolo a sinistra di Pyatov (per altro superlativo su un missile telecomandato di Insigne) e uno a due. Occasioni dalle due parti di lì alla fine: un palo degli ucraini, un’opportunità di pareggiare per Milik, banalmente sprecata.
Sconfitta irreparabile? Assolutamente no, Al San Paolo lo Shakhtar se la vedrà con un Napoli che si spera abbia imparato la lezione sull’intensità da tenere alta per novanta minuti.
Luciano Scateni
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