Miracolo Diawara: gol al 48° e due a uno sul Chievo
Dum-dum, du-dum, du- dum: l’elettrocardiogramma ha registrato al minuto quarantotto di Napoli-Chievo centoventi battiti al minuto, andati su con una progressione inarrestabile, in fine di sollecitazioni che il cuore ha sopportato stoicamente.
In stato di assedio al forte veronese, eretto da Maran con undici uomini undici ammoniti a non superare mai la metà campo, il miracolo, dopo una decina di prodigi di Sorrentino, arriva da San Diawara. Il giovane guineano, ventuno anni di talento in via di maturità, nella bolgia di almeno quindici giocatori, asserragliati nell’area di rigore del Chievo, ha inventato il capolavoro di un tiro oltre la perfezione. Per Sorrentino, 39 anni, quasi napoletano (Cava dei Tirreni), finalmente la resa, dopo aver parato il rigore calciato da Mertens e salvato palle gol a ripetizione. Il primo exploit di Diawara in serie A ha fatto giustizia, in zona Cesarin,i di una partita che il Napoli ha rischiato di perdere con un drammatico the end e con essa la corsa scudetto. Indispettisce, ma si giustifica, l’indietro tutta di Maran, che edotto da precedenti difficoltà di Sarri contro avversarie di livello inferiore e in assetto catenacciaro, ha chiesto ai suoi di contrastare con aggressività il gioco raffinato deli azzurri, privati dello spazio vitale per il fraseggio Insigne-Mertens-Callejon. Il Napoli ha battuto la testa contro il muro “giallo” e soprattutto nel primo tempo poco o niente ha combinato per scardinarlo, se si dimentica un tiro al volo di Callejon finito alle stelle, su cross dalla sinistra. Il possesso palla a senso unico è servito davvero a poco e il peggio è datato al 28° del secondo tempo. Mancavano diciassette minuti al 45° (non a caso diciassette) e l’’unica ingenuità di Koulinaby in una partita come sempre alla grande, ha liberato la corsa di Giaccherini. Assist per il polacco Stepinski, gran tiro, palla all’incrocio dei pali, Reina incolpevole. Uno a zero per il Chievo e una nuvola ha oscurato l’azzurro del cielo sul San Paolo. Il cuore ha cominciato a battere all’impazzata per cumulo di stress. Il primo colpo lo aveva subito però, dopo appena quattro minuti dal fischio del via dato da Manganiello: Mertens arpionato in area di rigore, nessuna esitazione dell’arbitro. Lo stesso Mertens pone il pallone sul dischetto ed è un tiro semi flop che Sorrentino neutralizza con il suo primo miracolo.
L’idea di regalare tre punti al Chievo e lo scudetto in anticipo alla Juventus scuote gli azzurri, ma il gol non arriva. Una traversa colpita di Tonelli, parate prodigiose di Sorrentino, un gol facile, facile fallito da Insigne e lo svantaggio incombe. Sarri si decide finalmente a mettere in campo Milik, poi Zielinski. La squadra adotta la trazione anteriore e il gol del pari arriva puntuale. Su assist perfetto, il polacco impatta il pallone di testa e lo deposita con una traiettoria perfetta alle spalle di Sorrentino. Uno a uno. Il problema? È già il minuto 44 del match e se finisse così la Juventus aumenterebbe il vantaggio in classifica a sei punti sugli azzurri. Parte dei 45mila del San Paolo, delusa e senza speranza di cambiare l’esito del match abbandonano lo stadio. Se ne pentiranno. Sciamando, si paralizzano con il boato entusiastico che accompagna la prodezza di Diawara (minuto 48) e il due a uno che tiene il Napoli con il fiato sul collo delle Juve. Il cuore smette di fare dum-dum quando gli azzurri salutano i tifosi con la promessa di mettercela tutta per battere il Milan domenica prossima a San Siro, magari con Milik in campo dal primo minuto.
Luciano Scateni
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