E’ un assioma, un incredibile postulato dell’italianismo. Vuoi agevolare l’ingresso nel mondo rassicurante del lavoro? Il passepartout, apri porte e portoni, si chiama “raccomandazione”.
La prassi descritta ha dato vita a una scuola di formazione dei raccomandanti e sui banchi si avvicendano i politici, faccendieri, millantatori.
Siedono in parlamento personaggi che hanno elevato a sistema la raccomandazione e incluso nei favori ad personam, dietro compenso in denaro o soprattutto voti, l’agevolazione per ottenere in fretta il passaporto, l’assunzione in enti e aziende con posto fisso, a tempo determinato, perfino un posticino precario.
Le pareti dell’antisala adiacente l’ufficio di un notabile anni 70 erano totalmente coperte di contenitori catalogati in ordine alfabetico. Dentro ciascuno le cartelle di questuanti fiduciosi nella mediazione di quel politico per ottenere l’assunzione di un figlio/a in Enel, Sip e affini. Se la raccomandazione andava a buon fine il politico gratificava il fortunato con una lettera di congratulazioni e di autocompiacimento per la riuscita dell’operazione che si trasformava in credito per tanti altri aspiranti alla sua raccomandazione e, ovvio, in consenso elettorale.
Un tizio angosciato per lo stato di disoccupata della figlia ha versato 20mila euro a un “amico” convinto che potesse farla assumere al Banco di Napoli. La raccomandazione non ha funzionato e il papà premuroso si è rivolto alla giustizia per ottenere la restituzione dei ventimila euro. Gli è stata giustamente negata. Insomma cornuto e mazziato. Resta sa accertare se la somma è finita nelle tasche del raccomandante o in quelle di un dirigente della banca, ma è un dettaglio insignificante. Conta che l’Italia sia più che mai il Paese delle raccomandazioni, pratica altrove sconosciuta.
Dell’apparire e dell’essere. I social, tutti i social, per molti internauti sono una specie di rivincita sull’anonimato, dell’apparire sull’essere. Ci sono anch’io pensa chi posta tutto di sè, foto, pensieri e l’idea di perdere questo spazio di visibilità può perfino sconvolgere la mente di chi ne diventa schiavo. Nasim Aghsam, origini iraniane, pazza per essere stata oscurata da You Ttube, dove pubblicava contenuti ritenuti censurabili, entrata nella sede californiana di You Tube ha sparato e ferito in modo grave quattro dipendenti. Prima di uccidersi ha gridato “Mi censuravano i video”.
In coda a questa nota, perché la politica italica in questo momento non merita di meglio, la poco sorprendente news sul primo parlamentare della Lega indagato. E’ Alessandro Pagano, coordinatore del carroccio per l’area ovest della Sicilia, coinvolto nell’inchiesta per voto di scambio. L’indagine ha portato all’arresto dell’ex sindaco di Monreale Salcino Caputo commissario straordinario della provincia di Palermo per il movimento “Noi con Salvini” e del fratello Mario, candidato della Lega alle regionali siciliane. Chiedevano voti in cambio di posti di lavoro. Accertati dodici casi di compravendita. Venti gli indagati. Coinvolti l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese, Loredana Bellavia e il consigliere comunale Michele Galioto, anch’essi della Lega.
Precedenti guai giudiziari per la lega di Salvini in Sicilia per voto di scambio: Tony Rizzotto, primo leghista eletto alla Regione, finì nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita aggravata ai danni dei dipendenti dell’Isfordd, l’istituto di formazione per disagiati e disadattati sociali, che fino a luglio era presieduto proprio da Rizzotto.
Salvini, se ci sei, batti un colpo, anzi due, per dar conto anche dell’inchiesta pubblicata dall’Espresso sul buio del patrimonio leghista investito illecitamente.
due dirigenti siciliani della Lega, in lizza per sgovernare l’Italia, agli arresti domiciliari per voto di scambio, ovvero posti di lavoro in cambio di voti”. Arrestati Salvino Caputo ex parlamentare regionale, decaduto da parlamentare per tentato abuso d’ufficio e il fratello Mario, candidato alle regionali con la Lega. Gli investigatori avrebbero accertato dodici episodi di compravendita di voti in cambio di promesse di posti di lavoro. Sono venti gli indagati e nell’inchiesta sono coinvolti l’assessore comunale alla Pubblica istruzione di Termini Imerese, Loredana Bellavia e il consigliere comunale Michele Galioto, tuti e due leghisti. Precedenti guai giudiziari per la lega di Salvini in Sicilia per voto di scambio. Tony Rizzotto, primo leghista eletto alla Regione finì nel registro degli indagati con l’accusa di appropriazione indebita aggravata ai danni dei dipendenti dell’Isfordd, l’istituto di formazione per disagiati e disadattati sociali, che fino a luglio era presieduto proprio da Rizzotto. Salvini, se ci sei, batti un coppo, anzi due per dar conto dell’inchiesta pubblicata dall’Espresso sul buio del patrimonio Leghista investito illecitamente.
Luciano Scateni
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