Dietro gli occhiali da miope, il buon Maurizio Sarri nasconde furbizia tutta napoletana, non inquinata dalla lunga parentesi toscana. Però la dà a bere a italiani e stranieri non a chi è nato con il Vesuvio di fronte. Che lo stratega di magie, eseguite con entusiastica perfezione dai cosiddetti “titolarissimi,” sia ormai parte dominante del Dna innestato nel corpo del team azzurro, è noto al di qua e al di là delle Alpi. Più arduo è indagare la verità sull’altalena di esternazioni del tecnico quando si prova a capire cos’ha in mente per il doppio obiettivo campionato-Champions League. Menti intriganti gli attribuiscono interesse primario per lo scudetto made in Italy, lui a volte smentisce a volte elude e si rifugia nel limbo del silenzio sul tema.
Fatto sta che il Napoli sconfitto dallo Shaktar era clamorosamente la brutta copia dell’undici che il mitico Guardiola dice di osservare in tv con sommo divertimento. Fatto sta che nell’Etihadi Stadium di Manchester, contro la fenomenale “banda” Guardiola, Sarri ha scelto di preservare due pilastri del gioco napoletano per la sfida di sabato, quando al San Paolo Spalletti proverà ad azzerare i due punti che separano la sua Inter dalla vetta della classifica su cui svettano gli azzurri.
Al via del match, che tremila fedelissimi del tifo azzurro seguono dagli spalti, prende il via la verifica. Questo Napoli è davvero la copia conforme del Manchester di Guardiola? Cosa avrà inventato l’allenatore spagnolo per neutralizzare il possesso palla degli azzurri che porta la sua firma? Per Hamsik e compagni la Champions è un miraggio, un’illusione, una speranza azzardata?
Prima di raccontare il due a uno subito dal Manchester il cronista si pone una domanda sulle doti di ipnotista di Guardiola, che insinua nella mente del Napoli l’idea di inferiorità fisica, tecnica e tattica di fronte ai “mostri” di superiorità globale del City. Le conseguenze dello stato di ipnosi degli azzurri sono vistose. David Silva e compagni hanno più ritmo, prevalgono nei contrasti, interpretano alla perfezione il dai e vai negli spazi stretti e in generale, vincono alla grande la competizione per il possesso palla, esprimono velocità, incisività, autorevolezza, personalità, agevolati da un Napoli annichilito che sembra aver dimenticato totalmente le lezioni di Sarri. Inevitabile subire De Bruyne e compagni e quasi logico consentire a Sterling di andare in gol profittando di una respinta infelice di Koulibaly. Uno a zero, al nono. La mazzata ha il potere di accrescere lo stato di trance negativa del Napoli. Dopo appena quattro minuti, con un’azione in fotocopia, il Manchester raddoppia con Jesus che Hysaj non riesce a contrastare. Di più: De Bruyne colpisce la traversa a Reina battuto, Koulibaly blocca sulla linea di porta un pallone destinato a entrare in rete. L’annebbiamento di un Napoli irriconoscibile va avanti per mezz’ora e non si dirada neppure con lo choc positivo di un rigore fischiato dallo spagnolo Lhoza che punisce una presa da lotta libera di Walker su Albiol in area del Manchester. Mertens, in stato di semi coscienza, colpisce dagli undici metri debolmente. Per il numero brasiliano respingere il tiro di piede e centrale è un gioco da ragazzi. È il minuto 37 e da quel momento, forse per reazione al gol mancato, gli azzurri escono dall’ipnosi e d’incanto il protagonismo della partita cambia maglia. Alleluia, si rivede la squadra che ha incantato l’Europa, il Manchester esaurisce progressivamente gli elementi della superiorità sfoggiata e subisce un Napoli ritrovato. Se la partita potesse finire ai punti, come nella boxe, il verdetto sarebbe di parità. Il secondo tempo è degli azzurri e solo la sfortuna dell’infortunio, che esclude Insigne dalla partita, impedisce al Napoli di concretizzare il dominio espresso ai livelli che gli sono riconosciuti. S’infortuna anche Hysaj, dentro Maggio, poi Allan per Insigne e Ounas per Hamsik.
Una citazione al merito è strameritata da Ghoulam che vive una condizione di forma prossima e forse oltre la perfezione. Una delle sue mitiche percussioni a tutto campo è irresistibile e per dargli lo stop non c’è che fermarlo con un a fallo in piena area di rigore. Fischia Lahoz, la responsabilità di andare sugli undici metri l’assume Diawara e questa volta per Ederson non c’è che da raccogliere il pallone in rete.
Pensa il cronista, a ragione, che se Mertens non avesse fallito il promo tiro dal dischetto la sfida del Napoli al super potente Manchester sarebbe finita in parità con la conferma del suo protagonismo a dimensione europea Sempre che non incontri altri praticanti l’ipnotismo.
Auguri a Insigne perché si lasci subito alle spalle l’infortunio dello Ethiadi Stadium e sia pronto per l’anticipo di sabato contro l’Inter, al San Paolo.
Luciano Scateni