Il buon Fassino prova a sciogliere l’intricata matassa del “cos’è oramai la sinistra?” o meglio del “cosa sarà”. L’ex sindaco di Torino, paziente tessitore, dialoga con dissidenti, indecisi e tenaci disfattisti. Getta la rete del dialogo e dei compromessi e incappa in un primo intoppo per bocca di Pisapia, disposto al confronto, ma solo in corso di discontinuità con il Pd di Renzi. Chi gli sbatte la porta in faccia è il rancoroso D’Alema (così definito dai media) con il netto rifiuto a trattare. In molti si interrogano sul perché di una chiusura a riccio che i politologi pronosticano letale per l’esito delle prossime elezioni politiche. I più accreditati in tema di dietrologie esibiscono una spiegazione estrema. D’Alema (ma anche Civati, Fassina, Speranza) boicotterebbe ogni tentativo di ricompattare i frammenti della sinistra per favorire la sconfitta elettorale del Pd, da imputare a Renzi, così da liberarsene e vendicare torti subiti (leggi “rottamazione”). Chi vivrà, saprà se la tesi è fantapolitica.
Milena Gabanelli ha messo nei fatidici scatoloni le sue cose e dopo trent’anni ha detto ciao, anzi addio, alla Rai. “Oggi ho consegnato il badge, la chiave della mia stanza, il telefono aziendale, la scheda del computer. È stato il mio ultimo giorno di lavoro qui, Proseguirò il mio mestiere su un altro mezzo, da un’altra parte. Me ne vado con l’orgoglio di lasciare una bella eredità”. La giornalista si è dimessa dopo che la sua proposta di dirigere una striscia quotidiana di 4 minuti è stata respinta dal direttore generale Mario Orfeo. L’azienda: “Ti vogliamo bene, abbiamo grande stima, ma in campagna elettorale devi stare defilata”. Ahi la politica, tiranna cinica del servizio pubblico!
I pro, i contro. Lodi di nomi illustri della musica alla legge, che dopo settantuno anni dalla nascita, rende ufficiale l’inno di Mameli. Critiche di altri, non solo addetti ai lavori e ogni volta che si confrontano sportivamente Italia e Francia, il deludente confronto con la sontuosa Marsigliese. Era uno sfregio intervenire sul testo del nostro inno per restaurarlo?
Con un paio di miliardi (se circolassero ancora le lire) Tavecchio ha licenziato Giampiero Ventura e si è incollato alla sua poltrona, immagine che ricorda la vignetta a compendio di una raccolta di corsivi firmati da Fortebraccio (Fanfani avvitato alla poltrona). Un giocatore della Nazionale ha scritto ad un compagno: “Faremmo meglio con Gigi (Buffon, ndr) giocatore, capitano, allenatore: adesso siamo una nave senza comandante, in mezzo alla tempesta”. Il tecnico della Nazionale si è guardato bene dal dimettersi e il licenziamento gli ha fruttato una buonuscita di circa novecentomila euro. Niente male per un crac, ma il default dell’Italia del calcio ha ben altri costi. L'edizione 2018 sarà quella con il montepremi più abbondante di sempre (400 milioni di dollari, il 12% in più rispetto al 2014). Nell'anno dell'ultimo mondiale, il 2014, l'Italia ha speso 27 milioni in “manifestazioni internazionali” e ne ha incassati più di 40. L'Europeo di Francia del 2016 ha portato nelle casse della Figc 13,3 milioni su un fatturato di 153 milioni. I diritti tv, costituiscano una parte importante del bilancio. Nel 2016 sono ammontati a 25,8 milioni di euro. Senza Italia ai mondiali, la prossima asta per i diritti televisivi si farà con cifre più modeste. Diminuiranno gli incassi sulla vendita di maglie della nazionale e altri gadget, si ridurranno drasticamente gli introiti pubblicitari. Potrebbero calare le vendite di televisori. Tavecchio finge di non saperlo.
AAA. Non è in vendita un immobile. Si tratta di un “Cercasi presidente della Federazione Russa”. Doti richieste: attivismo sociale e patriottismo. Compiti: firma e promulgazione delle leggi federali, rappresentanza della Russia nell’arena internazionale, trattative con stati esteri, firma dei trattati internazionali, nomine e licenziamenti dei vertici militari e proclamazione dello stato di guerra. Il trattamento economico prevede messa a disposizione di un aereo personale, un appartamento di servizio e una residenza fuori Mosca a carico dello Stato. Contratto trasparente (niente lavoro nero, solo busta paga regolare) con il versamento dei contributi e assicurazione medica.
Fosse vivo, Leonardo da Vinci entrerebbe nel gotha dei Paperon dei Paperoni del mondo. Un suo dipinto (Salvator mundi) ha ingolosito un amatore che ha sborsato 450 milioni di dollari all’asta Christies di New York per accaparrarselo. Bottino ultra appetitoso per i ladri di opere d’arte ed è record assoluto. Il precedente era di Picasso (Les Femmes d’Alger, 179 milioni di dollari.)
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