Assicurazione, rendiconti mensili o bimestrali per consumi di luce, acqua, gas, raccolta rifiuti, canoni Rai, Sky, il maledetto Dazn, telefono fisso e smartphone, la mole di ticket per uso permanente di farmaci a copertura di patologie croniche, esborsi totali per una miriade di propagandati integratori, che se non ne fai uso i persuasori occulti dei produttori ti minacciano di mali spaventosi, la quota annuale dovuta all’albo professionale, un tot per spese di manutenzione ordinaria, l’acquisto biennale di un nuovo scaldabagno, che il vecchio è programmato dai costruttori per soli due anni di vita, il pensionamento del pc che “dopo sei anni come vuoi che risponda alle tue esigenze?”, la rata dell’auto in leasing, la colonoscopia in clinica privata non convenzionata con l’Asl, perché se in struttura ospedaliera pubblica pubblica ti fissa un appuntamento a sette mesi, le addizionali regionali per terremoto e alluvioni, la mannaia del fisco, le tasse universitarie di due rampolli, uno in trasferta per l’assenza in regione della facoltà prescelta, cifre blu per i testi di preparazione degli esami, un paio di multe per sosta vietata in zone prive di garage-parcheggio, spese straordinarie del condominio, le cartucce bianco-nero/colore della Canon che si esauriscono in un niente, costano poco meno di 50 euro e non sopportano le “compatibili”, sicche’ la soddisfazione era aver speso poco piu’ di sessanta euro per l’acquisto della stampante, diventa livido rancore per il prezzo esoso dei ricambi dell’inchiostro. “Tutto qui?” chiede con un’eloquente alzata di spalle lo storico amico della seconda B, liceo classico Manzoni. Per lui, erede unico di trentotto appartamenti in zona residenziale della città, sono quisquilie. Gli ricordiamo i sei milioni di italiani titolari della vasta cittadinanza di poveri e lui scuote la testa, come se gli volessero far credere che gli asini volano. Gli illustriamo il disagio inedito del ceto medio e lui ci ironizza su, beffardo. Dice: “E’ un complotto dei comunisti, il solito denigrare il ‘governo ladro’”. All’amico Fritz la crisi, le tasse, i miliardi in fumo con lo spread alle stelle, il flop dei buoni del tesoro, la disoccupazione in crescendo, il rischio di default, gli scivolano addosso senza colpo ferire. Ricco, tra ricchi, tra condoni e sanatorie, speculazioni finanziarie, investimenti nei paradisi fiscali, osserva con distacco l’annunciato crac del governo giallo-verde. Manca davvero poco all’alba del 2019. Si sprecano di auguri per un anno migliore di questo pessimo 2018. Ci si illude, come sempre. Arriva puntualmente la cosiddetta stangata, in aperto conflitto con le promesse pre elettorali di Lega e 5Stelle. In dettaglio la raffica dei rincari di tasse e affini: aumento dei pedaggi autostradali (+45 euro), multe (+2,2), bollette più salate, ecotassa. Per i beni al dettaglio + 900 euro a famiglia, solo per gli alimentari 185 euro in più, aumenti delle tariffe energetiche (+62 euro), dei carburanti (+ 62 euro). Assicurazioni auto +18 euro, trasporto pubblico + 67 euro, ecotassa sulle auto inquinanti. Poco più, poco meno, i rincari sono calcolati in oltre tremila euro per famiglia. Alcune specificità: dal primo luglio aumenti del 6,5% per la luce, dell’8,2% per il gas. E ancora: +38 euro di costi dei servizi bancari, +49 euro il Tari, +45 i servizi idrici, 156 euro di più per tariffe professionali e artigianali. +18 euro le tariffe postali e 77 euro in più i prodotti per la casa; euro per libri e mense scolastiche +105; ticket sanitari +55; +18 euro per i sacchetti dell’ortofrutta. Che altro? Per fare cassa e tentare di onorare il contratto di governo, i gialloverdi ipotizzano prelievi sui conti correnti, tagli alle pensioni, l’offerta di oggetti d’oro al governo, in ricordo delle fedi nuziali consegnate al fascismo per farne armi di una guerra sconsiderata. Protestano le associazioni che difendono i consumatori, ma basta a fermare il disastro?
Luciano Scateni
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