La Juve è a portata di tiro, ridimensionata da una gagliarda Spal e gli azzurri, di qui alla fine del campionato, sono condannati a vincere sempre, inclusa la grande sfida con i bianconeri di Allegri. “Uno di quelli che”: Ballardini, tecnico del Genoa, prova con il Napoli la trappola del 3-5-2 che potrebbe infastidire Sarri. E chissà, questi avrebbe potuto rispondere con l’innesto nei soliti undici di Milik, centravanti vero, per buttare giù il muro difensivo rossoblu, ma per il cambio cin Mertens si deve aspettare il minuto 36 della ripresa . Toh, chi si rivede, torna al San Paolo uno dei giocatori più simpatici e generosi passati da queste parti, il mitico Pandev e si spera che nella circostanza non confermi le sue qualità di uomo assist e goleador di contropiede. Il macedone (1983) ha trentacinque anni, ma non li dimostra e quando esce per Rigoni, il San Paolo applaude con e riconoscenza per quanto ha dato al Napoli. Il maltempo si è placato, al via del match Ballardini mette bene in campo i suoi uomini e il Napoli fatica a trovare varchi nel dispositivo arretrato dei rossoblu. Oltretutto la partenza e buona parte del primo degli azzurri non propone l’abituale velocità e precisione dei passaggi. In un paio di occasioni rischiano Albiol e compagni le ripartenze ficcanti di genoani, in verità compensate da altrettante opportunità dei napoletani. Al 40°, clamoroso errore di Allan, che a pochi passi dalla porta di Perin conclude con una zampata alta sulla traversa il migliore attacco del Napoli. Due momenti di sfortuna per gli azzurri. S’infortuna Hamsik e Zielinski chiamato a sostituirlo non si inserisce subito con pari efficacia in cabina di regia, ma il peggio è il palo colpito di testa al 44° da Insigne. Lui, che un gigante non è, devia con una magia, di testa, un calcio d’angolo dalla sinistra. Nella fase finale del primo tempo il Napoli stringe i tempi, velocizza il gioco e sembra tornare all’efficacia offensiva che gli è riconosciuta, buon auspicio per il futuro ravvicinato della ripresa. Infatti cambiano marcia gli azzurri e non è una novità. Sarri sceglie di tamponare nella prima frazione di gioco le velleità dell’avversaria, che spende una gran quantità di energie per pressare gli azzurri e ne trae vantaggio nella ripresa. Solo la sfortuna si oppone all’impeto di Insigne e compagni, Zielinski è finalmente a suo agio, il gioco degli azzurri si velocizza e diventa incisivo, ma di nuovo il palo nega il gol al Napoli su una conclusione intelligente di Mertens che al sesto minuto punta alla precisione piuttosto che la potenza. Un volta, passi, pensano i tifosi, due è troppo. Ballardini avverte il bisogno di energie fresche e opera il triplo cambio Tarabat-Lazanovic, Rigoni-Pandev, Rossi-Rosi. Finalmente il Napoli passa e assapora l’obiettivo di portarsi a meno due dalla Juve. Angolo battuto da Callejon, sale in cielo Albiol e con una perfetta torsione della testa manda alle spalle di Perin. E’ il minuto 27 e agli azzurri non resta che controllare il timido tentativo del Genoa di uscire con un pari dal San Paolo. Per non rischiare nulla Sarri richiama in panchina Callejon e chiede a Rog di contribuire a portare a casa il risultato. Che il Genoa sia nei bassifondi della classifica è un’eresia, che il Napoli sia cresciuto in opportunismo e che abbia imparato a superare gli ostacoli di avversari “indietro tutta” è un bel segno di maturità, utilissimo di qui alla fine del campionato. Se poi la Juventus manifestasse difficoltà, evidenziate con lo zero a zero in casa Spal, allora….puntini sospensivi, per scaramanzia.
Luciano Scateni
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