Articolo pubblicato il: 10/11/2019 11:48:07
La prova inconfutabile del caos che investe la Napoli del calcio, esente fino a un anno fa dal generale degrado politico e sociale della città è visibile. Il tutto esaurito del San Paolo è confinato nel tunnel buio della memoria e per riconnettersi al tempo a quell’era felice non c’è che cercare nell’archivio immagini il calcio spettacolare di Sarri, la formula magica dell’impegno collettivo favorito dal valore aggiunto di andare in campo anche per divertirsi, come un bel po’ di anni a dietro con la filosofia “avanti tutta” di Vinicio allenatore, il Napoli d’attacco e i tifosi disposti all’amaro di qualche sconfitta, compensata da tante esaltanti vittorie. L’umore cangiante dei tifosi napoletani è palpabile. Mai è stato idillio il rapporto con De Laurentiis, che ha operato con reiterate insolvenze le stagioni del ‘mercato’ e annunci di clamori acquisti di stelle del calcio finiti nel nulla, con puntuali e indisponenti smentite. La risposta è stata disamore reciproco e dispetti. Per esempio la ‘vendetta’ nei confronti dei tifosi della Curva che lo contestavano con il prezzo dei biglietti alle stelle. Il reciproco disamore è proseguito, testimone il progressivo ‘spopolamento’ del San Paolo, fino ai clamorosi 25 mila annunciati per questo sabato di Napoli-Genoa su cui incombe l’accesa conflittualità del padre padrone con la squadra, fomentata dal suo piglio punitivo e da risposte non meno aspre dei giocatori. Nel mezzo della contesa perde l’aura di super tecnico di Ancelotti. A dura prova la pazienza di critici e tifosi, chiamati a dargli tempo e modo per trasformare il sapere calcistico in elevata competitività di Insigne e compagni è scaduto non da oggi, appena mascherata dal timore di giudizi affrettati. Il suo Napoli non ha personalità, ha smarrito le qualità tramesse dal sarrismo, non è più una big e ha cambiato faccia quindici volte in altrettanti partite tra campionato e Champions. Di qui il sospetto di aziendalista, attento a interpretare l’obbiettivo della società di alternare in campo tutto l’organico per tenere alta la quotazione dei giocatori in vista di proporli in vendita a fine anno. La subordinazione alle esigenze di cassa non ha favorito il ‘like’ soprattutto dei ‘senatori’ e il peggio è intervenuto con l’esautorazione del tecnico nella fase esplosiva della punizione di De Laurentiis dopo la sconfitta di Roma, adottata senza il filtro di Ancelotti. La risposta dei giocatori: deficit di impegno nel match casalingo con il Salisburgo, ribellione al diktat della società, minacce di sanzioni di De Laurentiis per vie legali, contromosse dei giocatori affidate ai loro avvocati, striscioni degli ultras di condanna della squadra. Questo è il triste contesto che ha preceduto il Napoli-Genoa di stasera, che per l’ennesima volta si propone con un’ultima variante degli undici in campo al via della dodicesima giornata di Campionato. Nel Genoa Thiago Motta non può contare su Kouamé impegnato in Coppa d’Africa e su Saponara.
In panchina De Laurentiis junior, in campo Hysaj: ma Ancelotti non lo aveva messo in castigo per scarso impegno in allenamento? Dietro la scelta c’è il dato che il terzino albanese è in fine di contratto. Azzurri sul terreno per il riscaldamento accolti senza molti applausi ma neanche con troppi fischi, se si escludono quelli per Insigne all’annuncio dello speaker delle formazioni. Striscione antirazzista: “No al razzismo, no alla violenza” dai ‘distinti’ del San Paolo. Fischi sull’abbraccio iniziale degli azzurri. Al primo minuto, accelerazione del Napoli, batti e ribatti in area, segna Insigne, ma era in fuori gioco Lozano. Al via si propongono con iniziale determinazione le due squadre, pubblico che tifa e non tifa come volesse capire con che spirito il Napoli è sceso in campo. Più che tifare rumoreggia. Il primo tiro in porta è di Zielinski, dalla distanza, a lato. Decimo minuto. Per Ancelotti è la panchina numero 1099. Al tredicesimo punizione per gli azzurri ai limiti dell’area di rigore. Batte Mertens, respinge la barriera. Riparte bene il Genoa, soprattutto sulla fascia destra. Ammonito Shone per fallo su Mertens. Al 16 seconda conclusione di Zielinski, para Radu. Genoani fallosi. Batte un’ennesima punizione Callejon, Di Lorenzo di testa, alto. Subisce un brutto fallo Zielinski, colpo alla caviglia, ma si rialza. Metà primo tempo, ancora nessun pericolo serio per i due portieri. Occasionissima al 24esimo per Lozano a due passi dalla porta, tiro contrato in extremis. Continuano i falli duri dei liguri, protesta Callejon. Angolo per gli azzurri al minuto 26. Batte Callejon svetta Di Lorenzo, ma di nuovo pallone oltre la traversa. Più Napoli, ovvio, ma poca concretezza risolutiva. Premono gli azzurri, controlla il Genoa. Koulibaly s’improvvisa attaccante e guadagna una punizione. Batte ancora Callejon, respinge Zapata, diga imponente della difesa genoana. Di lì non si passa e forse sarebbe una buona idea contare sulla fisicità di Milik. Occasione anche per Pandev che in area del Napoli, senza marcature, spedisce a lato. I minuti se ne vanno, il tifo del San Paolo è tiepido. Calvarese nega un rigore agli azzurri per fallo su Callejon in area di rigore. Solo calcio d’angolo. Perché non consultare il Var? Arriva il 40esimo, fallo di Maximovic su Pinamonti, punizione sena esito. Attacca il Genoa, partita in equilibrio. Serie di interventi duri sull’uomo dei rossoblu. Napoli contratto, come se risenta delle tensioni di una settimana di forte nervosismo. Sulla fascia sinistra poco csotrutto dove dovrebbe agire in profondità Hysaj. Chi sembra risentire di più dell’ostilità dei tifosi è Insigne, impreciso, non all’altezza del suo riconosciuto valore. Fischi del San Paolo alla fine del primo tempo, un solo tiro degno di questo nome, autore Zielinski. Incredibile il dato del possesso palla: 40% Napoli, 60 Genoa. Sarri rabbrividirebbe. Azzurri irriconoscibili. Zero grinta, zero personalità. Second time. La prima conclusione è di Pandev. Tiro a giro, a lato. Sembra più aggressivo il Napoli, squadre allungate, gioco più veloce, ma Genoa sempre più autorevole. Prima discesa sulla sinistra di Hysaj, alleluia. Deviazione di Lozano su cross dalla sinistra, ma debole, al sesto. Un minuto dopo conclude Mertens, risponde bene Radu e in ripartenza Pinamonti per poco manca la conclusione da due metri dalla porta di Ospina. Rapidi capovolgimenti di fronte. Para Radu un buon tiro di Fabian. Millesimo fallo su Callejon, punizione per gli azzurri da posizione interessante. Batte Mertens tiro deviato dalla barriera in angolo. Di nuovo il belga dal corner. Al 60esimo fuori Callejon, dentro Llorente e non Milik. Boh? Al minuto 61 salvataggio di Koulibaly sulla linea di porta. Miracolo del gigante senegalese su conclusione a portiere battuto di Pinamonti. Tira Mertens, centrale al minuto 65. Niente di nuovo sul fronte del Napoli, o quasi. Il Genoa diventa spavaldo. Fuori Insigne, fischi e applausi, dentro Elmas (?). Non Milik? Boh! Grande prestazione di Pandev. Passaggi imprecisi degli azzurri, Il Genoa tiene con calma e riparte appena può. Fase confusa del match. Tiro debole di Fabian al minuto 74 su cross di Mertens. Sempre zero a zero. Comincia la melina del Genoa per fissare il risultato sul positivo pareggio con una delle presunte big della serie A. 13 minuto al 90°. Cleonise per Pandev, applaudito dai napoletani. Il Napoli vince alla grande per punizioni subite. Un numero impressionante. Quasi più Genoa in questo finale che annuncia una nuova delusione per il San Paolo. Piove a dirotto. Piove sul bagnato. Sette minuti al the end. Esce Hysaj per Luperto, perché mai? Milik è sempre in panchina. Gialli a go-gò per i rossoblu. Miracolo di Radu su splendido colpo di testa di Lozano al minuto 86. Tre più recupero alla fine. Fuori Cassata, dentro Radovanovic. Cento secondi più 5minuti supplementari. Di Lorenzo atterrato in area di rigore, Calvarese non fa una piega. Il Var nega il fallo e mente. Fallo di frustrazione di Fabian su Pajac, regalo ai rossoblu. Due minuti da giocare. Ghiglione per Agudelo e passano i secondi. Ultimi tentativi degli azzurri. Fine di un’altra serata nera degli azzurri sommersi dai fischi del San Paolo. Non c’è che da rassegnarsi, questo è il Napoli di Ancelotti.
Luciano Scateni.