Articolo pubblicato il: 16/05/2020 15:22:15
Di LUCIANO SCATENI
Talvolta, o meglio, spesso, sarebbe salvifico chiedere il piacere al compagno/compagna, di nascondere e rendere introvabile il famigerato aggeggio che ha costretto il dizionario della lingua italiana e non solo a includere nelle pagine della zeta il verbo ‘zapping’, a cui ricorrono in tanti per giustificare la visione di programmi spazzatura: “Sai, facendo zapping mi è capitato di…”
Ieri, in prima serata, andava sintonizzato il televisore sul canale di Rai 3 e per non cedere alla tentazione di ‘cambiare canale’ il telecomando era opportuno che sparisse, che fosse espropriato delle batterie per aver la certezza di assistere con il cuore gonfio di commozione alla magia dei concerti che Ezio Bosso ha trasformato nel più alto esempio di suggestione musicale, di colta affabulazione, giocata con gli ingredienti raramente patrimonio di una sola personalità: competenza, profondità, eclettismo, simpatia contagiosa, visione fish-eye dell’estetica vestita di umanità solidale, rigore severo di sentenze antagoniste dell’ingiustizia sociale, testimonianze in diretta dell’idea di squadra, dell’assonanza musicale di violini, viole, contrabbassi, trombe, flauti che hanno esaltato lo strepitoso impianto della quinta di Beethoven, di un magnifico preludio di Verdi.
Tre ore e trenta minuti di straripante umanità, da esportare in tutto il mondo: esempio di eccellenza assoluta.
Bosso, per chi non ne fosse al corrente è diventato uno straordinario pianista e un fantastico direttore d’orchestra, nonostante la menomazione di una grave malattia neuro-vegetiva, che ha stroncato la sua meravigliosa vita a soli 48 anni.
Una prossima sera, se la televisione non avesse proposte convincenti, spegnetela e chiedete a ‘You Tube’ di regalarvi quanto custodisce delle performance di Bosso. Ne sarete folgorati e la sua musica, la sua dolcezza, il suo talento rinnoveranno le ragioni per amarlo, per piangere il suo addio precoce alla vita.