Ma chi glielo fa fare
La domanda è lecita, ma ingenua: “Metti uno come Trump o Berlusconi, ma chi glielo fa fare di scendere in campo nel mondo universalmente vituperato? Difficile una risposta pienamente razionale.
E’ vero, questi iper ricchi perché non si godono privilegi, lusso e tutti gli sfizi a loro consentiti? Per nn eludere la legittima curiosità di popolo la strada più semplice e diretta conduce al giornalismo d’indagine che per fortuna residua in alcune testate come “la Repubblica”. Per Trump e Berlusconi la chiave di lettura è il conflitto d’interessi. Una volta al potere l’’intreccio fra politica e affari personali consente di consolidare i reciproci patrimoni con leggi, leggine e decreti ad hoc.
Non solo loro se ne avvantaggiano. Prendete nota: il signor Della Freda, deputato di Forza Italia, è titolare di 21 incarichi ed è socio di otto aziende. Come lo concilia con il ruolo di eletto del popolo? Chiedetelo a lui. La signora avvocatessa Rossello, Forza Italia, curatrice del divorzio di Berlusconi, ha dieci incarichi ed è nel Cda della Mondadori (di Berlusconi). La bellicosa Santanchè? Sedici incarichi e amministratrice delegata della Visibilia, società editrice. A proposito di conflitto d’interessi, Anna Maria Bernini, capo gruppo di Forza Italia al Senato è nel consiglio di amministrazione della Benelli Armi, che fornisce l’esercito. Non manca un dem ed è Andrea Marcucci, presidente dei senatori Pd. Sette incarichi. Potevano mancare i 5Stelle? No, ci pensa Michele Gubitosa, con quattro partecipazioni e otto incarichi. Risposta esauriente alla domanda?
Ha davvero un senso il conclave dell’Onu, l’insieme di 193 paesi del mondo delegati alla convivenza e alla pace del mondo? Tragedie dell’umanità inducono a dubitarne.
E’ solo l’ultimo esempio di paralisi del consesso mondiale ma anche uno dei più significativi: i diritti negati alla Palestina danno luogo a una manifestazione di protesta che mobilita migliaia di persone. La risposta israeliana è cento cecchini, tiratori scelti, schierati al confine con Gaza che tirano al bersaglio, uccidono una trentina ventina di manifestanti e ne feriscono quasi duecento. Contro quale pericolo Nethaniau ha ordinato di sparare? I manifestanti bruciano copertoni perché il denso fumo che sprigionano renda difficile ai cecchini di colpirli e usano specchi per disturbare il tiro.
Perché l’eccidio non sia raccontato e visibile, l i militari israeliani hanno allontanato i giornalisti. Come mai se Israele parla di risposta a molotov lanciate dai palestinesi e avrebbe tutto l’interesse a mostrarle?
Contro l’eccidio c’è una risoluzione di condanna dell’Onu? Un’iniziativa contro, di singoli membri? Dichiarazioni di condanna, pressioni perché abbia termine la barbarie, indignazione aver ucciso anche un bambino? Nulla.
E’ poca cosa, certo, ma è auspicabile che l’Italia annulli la decisione di far partire il prossimo giro ciclistico d’Italia (sì d’Italia) dalla zona di Gerusalemme che Israele rivendica come propria.
Il giovane Di Maio barcolla, spintonato da Salvini, boicottato da Berlusconi, ignorato dal Pd. In coerenza con lo sperimentato mix di rollio e beccheggio, che al risveglio di ogni mattino dal 5 marzo in qua pregiudica il suo deambulare politico, dichiara e ritira in modo seriale la strategia grillina. Quando l’intesa con Salvini sembra avviata a stabilizzarsi con il rito del matrimonio, l’amore sfuma in separazione, più o meno consensuale. Il giorno dopo l’aspirante premier intraprende percorsi di idillio con il Pd, fino a cinque minuti prima collegialmente ingiuriato dall’intero manipolo di pentastellati. “Trattare anche con Renzi, perché no?” La dichiarazione d’amore, guarda caso, è però per il premier in carica, il morbido Gentiloni e si capisce perché. Vuoi vedere che l’erede di Renzi ha preso gusto a governare da capo dell’esecutivo e gradirebbe proseguire scettro in mano?
Luciano Scateni
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