Il Matteo dem non spreca occasioni per alimentare l’ostilità che gli piomba addosso da tutte le parti. L’ultima? Nelle liste elettorali elaborate nottetempo nella stanza dei bottoni del Nazareno, perle di evidente provocazione alimentano la contestazione interna. Vi figurano candidati Paolo Alli, transfuga dal Partito delle Libertà, ex Forza Italia, uomo di Formigoni, Angelo Capelli, ex consigliere regionale sempre del Pdl, Maurizio Bernardo, che con il classico salto della quaglia è passato direttamente dal Berlusca al Pd e Guido Viceconte, pluri sottosegretario con l’ex cavaliere. Non fosse che è spinto da antico rancore per la defenestrazione renziana da premier, Enrico Letta avrebbe tutte le ragioni del mondo per definire tragici gli errori del Pd nel definire le liste. Ne trae profitto e si toglie un fastidioso sassolino dalla scarpa.
Non è da meno Grasso, number one di Liberi e Uniti. Per indispettire Renzi e girare il dito nella piaga della sinistra disunita, tira fuori la storia dei senatori Pd Albano, Bertuzzi, Santini, Cantini, Fasiolo, Pignedoli e Saggese che in Commissione agricoltura proposero la riduzione per legge dell’Iva sulle ostriche (sic) dal 22% al 10%. “Il partito delle ostriche”: Grasso se la ride beato per lo scoop, come il Pierino autore di sberleffi.
Mira ad alzo zero, la pistola spuntata di Berlusconi spara acqua profumata in faccia a un decimo dell’Italia, quella dei ricchi, che se la povertà aumenta, cresce il loro profitto. La perfida macchinazione è pubblicizzata come “flat tax”. Consiste nella proposta di fissare un tetto standard per chi è in regola con il fisco, cioè tasse al 23 percento erga omnes. A chi giova l’appiattimento? Ma certo, ai detentori di redditi milionari: una vera pacchia per le loro tasche. L’equità sociale vorrebbe esattamente il contrario, meno oneri per i redditi bassi, quote esponenzialmente alte per i ricchi. Capito la furbata dell’ex cavaliere? Il quale si muove a Bruxelles con la maschera dei giorni buoni e giura di non puntare a un governo con la lega di Salvini. Se Junker e la Merkel lo conoscessero a fondo, gli chiederebbero “Allora, come fai a dire che il centro destra avrà i numeri per governare se Forza Italia è data al 15 per cento? Il commento di Salvini: "Fake news".
Il “fondo schiena” è una parte del corpo che ispira a giorni alterni il “fichetto” Di Battista (M5Stelle). Ecco la sua ultima citazione, in forbito, elegante sfoggio di italiano a livello dell’Accademia della Crusca: “Mi fanno ridere quelli della minoranza Pd: hanno leccato il culo per cinque anni al capo, approvando ogni porcheria solo per avere una poltrona e ora gridano allo scandalo perché sono stati fatti fuori”.
Dal dio pallone all’Olimpo della politica. Abbandonato al suo incerto destino il Milan, Galliani corre il 4 Marzo per Forza Italia, in buona compagnia con un ex aspirante Miss Italia, con Luigi Cesaro, nonostante l’accusa di voto di scambio alle ultime regionali, Franco Rinaldi, condannato nel processo ‘Corsi d’oro’ e imputato nel processo ‘Matassa’ per corruzione elettorale, Urania Papatheu, manager catanese condannata in primo grado per sperperi nella gestione dell’ex Ente fiera di Messina, Antonio D’Alì. Per quest’ultimo la Cassazione ha ordinato un nuovo processo con l’accusa di concorso esterno a Cosa nostra. A Messina facce buie per la candidatura di un parente di Francantonio Genovese, detto condannato nel processo sui corsi di formazione regionale. Nelle liste dell’ex cavaliere anche Matilde Siracusano, ex aspirante miss Italia nel 2005, Andrea Ruggeri, nipote di Bruno Vespa (vi dice niente l’amabile e compiacente ospitalità di Berlusconi a “Porta a Porta?”) e l’avvocato Cristina Rossello, che assiste Berlusconi nella querelle del divorzio da Veronica Lario. Poteva mancare Sgarbi, equilibrista ondivago della politica? Non manca. Se la vedrà con Di Maio in quel di Pomigliano d’Arco.
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