SCATENI/L'indigesto Savona


Articolo pubblicato il: 26/05/2018 20:46:32

Linguaggio appropriato per l’incolto dell’anomalia politica italiana qual è il caporione dell’accozzaglia leghista, al secolo Matteo Salvini: alla legittime riserve del presidente della Repubblica su Savona, designato a gestire l’economia del futuro in gestazione, l’orrendo binomio Di Maio-Salvini, ha reagito con isteria. Il leghista ha postato da rozzo figlio della Padania l’incredibile “Sono molto arrabbiato”. E come si permette?

In margine: la Meloni (Fratelli d’Italia) plaude al braccio di ferro di Salvini con Mattarella e induce all’ovvia domanda: “Sei fuori dal governo e annunci opposizione al governo Giallo-Verde: di che ti impicci, quale interesse nascosto ti allea ai padani nella vicenda Savona?”

Chiarisce Vincenzo Imperatore, napoletano doc, esperto in finanza: “Forse Luigi Di Maio non ha letto nel curriculum vitae di Savona, che ha ricoperto il ruolo di direttore generale e poi di Amministratore delegato della Banca Nazionale del Lavoro nel periodo in cui (1989-1990) scoppiò lo scandalo della filiale di Atlanta per i prestiti erogati all’Iraq. Forse il capo politico 5 Stelle e ovvio, con lui Salvini, fingono di ignorare che il professor Savona è stato il Vice Presidente di Capitalia di Geronzi nel periodo in cui i conti della banca erano talmente disastrati, che se non fosse intervenuto il governo Prodi, ma soprattutto l’allora governatore di Bankitalia Antonio Fazio, che obbligò Unicredit nel 2007 alla fusione per incorporazione, si sarebbero dovuti portare i libri contabili in tribunale. Forse Di Maio e Salvini nascondono che Savona, dopo la fusione tra Unicredit e Capitalia, è stato anche il Presidente di Unicredit-Banca di Roma, una delle banche protagoniste di poco ortodosse vicende. Indagato per usura nel 2014 dal Tribunale di Trani, Savona, durante il suo mandato in Unicredit, aveva al suo fianco come direttore generale Alessandro Cataldo, inquisito per concorso in truffa e appropriazione indebita”.

Ebbene, alla sortita di Salvini “Sono arrabbiato”, per il dissenso di Mattarella sul nome dell’euroscettico Savona ministro di Conte, il pentastellato Giggino, ragazzuolo mandato allo sbaraglio da Grillo, ha postato un surreale “I like”, replicato dal suo tappetino Fraccaro: "Lega arrabbiata? Noi in sintonia con loro". E ancora Di Maio, senza vergogna: "L’incontro con Conte e Salvini? Come se avessimo lavorato sempre insieme, ci capiamo al volo”. Qualcuno pensa ancora che il Movimento sia la componente di sinistra dell’alleanza con la destra della Lega?

Asino in mezzo ai suoni, il premier designato Conte non sa che pesci prendere e intrattiene con Mattarella in “cordiali colloqui” senza costrutto. Certo è figo, come dicono i ragazzi del terzo millennio, indossa abiti sartoriali e cravatte firmate, si reca al quirinale in taxi in nome del populismo, ma è sballottolato di qua e di là, come un birillo. Quanto credito va accumulando e quanto discredito, in quanto cuscinetto tra Salvini, che non prova vergogna nel riconoscere legittimità al neofascismo di Casa Pound e il plagio della vetusta DC di Di Maio? Il “Ce l’ho duro” sparaballe della Val Padana un credito lo ha acquisito. Peccato sia riconosciuto solo dai nostalgici del regime: gli spetta per le lodi sperticate a Erdogan, tiranno di Turchia che chiude i confini ai poveri disgraziati che fuggono guerre, fame e rischiano la vita per cercare scampo in Europa.

C’è poi un corollario scomodo per Savona ed è il suo libro “Come un incubo e come un sogno”, pieno di ostilità nei confronti della Germania con accuse a presunte intenzioni egemoniche hitleriane che lo rendono incompatibile con negoziati costruttivi con Berlino. E’ un caso se lo spread ha superato quota duecento?

E anche questa è l’Italia. Mattarella, resisti.

Luciano Scateni