Se non fosse per la facinorosa, pirotecnica, sparuta esibizione dell’incivile manipolo di ultra albanesi che hanno attraversato il mare per approdare a Palermo con l’obiettivo di inquinare il clima di amicizia dei connazionali con l’Italia, la partita di qualificazione per gli europei meriterebbe poche righe di cronaca e non più di commento. Lo stadio Barbera è finito due volte nella nebbia fitta dei fumogeni, accompagnati dall’esplosione di petardi. Inutili gli appelli radio a piantarla di affumicare il campo e la seconda volta il signor Vincic si è visto costretto a sospendere l’incontro. Diradata la nebbia si è tornato a giocare un match che non si ricorderà certamente per il bel gioco e tanto meno per aver emozionato i trentamila del Barbera. Poco significativo il test con l’Albania che De Biase plasma perché somigli sempre più a una coinquilina a pieno titolo del calcio con la C maiuscola Il percorso per conquistare la parità con le big europee è però ancora lungo e irto di difficoltà. Il confronto con l’Italia di Verratti, Immobile e Belotti, Insigne non prevedeva altro pronostico della vittoria degli azzurri. L’Italia ha finito per prevalere con un classico due a zero che le consente la parità di punti con la Spagna (4 a 1 su Israele) che però ha un migliore score gol fatti-subiti. La prossima sfida con gli iberici si terrà in casa loro e il compito degli azzurri semplice non sarà. Parte con il turbo l’Albania e sorprende un’Italia sorniona, ancora in fase di risveglio. La prima incursione alla Belotti, steso da Basha in area di rigore, manda De Rossi sul dischetto degli undici metri. Al minuto undici. Portiere da una parte, pallone dall’altra, uno a zero. Nel tempo rimanente dei primi 45 minuti, succede poco o niente, ma in tema di determinazione è più presente l’Albania. L’Italia spinge solo sulla corsia di destra, dove si muove con efficacia Zappacosta e ignora colpevolmente l’asse presidiato da Insigne. Quasi un boicottaggio. Nessuna emozione fino al triplice fischio dell’arbitro, ad eccezione di una conclusione di Cikalleshi che non va oltre la buona intenzione. Il disbrigo della pratica Albania si accompagna alla valutazione perplessa degli osservatori che concludono con il giudizio di un’Italia tutto tranne che irresistibile. In fotocopia il secondo tempo, con la variante degli azzurri più incisivi e gli uomini di De Biase meno dinamici, anche per motivi di stanchezza. Una vecchia riflessione sul mosaico della nazionale, sostiene che Ventura che se la caverebbe meglio con una nazionale presa pari, pari, in blocco, dalle eccellenze del campionato. La vittoria è perfezionata dal solito Immobile che al minuto settantuno, puntuale all’appuntamento con il gol, lo trova di testa su un cross (ovviamente da destra) di Zappacosta. Due a zero. Tutto qui. In più un otto in pagella per Verratti, padrone assoluto del centro campo. Ventura? Non è ancora visibile la sua impronta sul gioco degli azzurri.
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