Orgoglio italiano: abbiamo un presidente del consiglio che non osa parlare in pubblico senza leggere riga dopo riga quanto ha scritto in sua vece il designato alla funzione di suggeritore comandato a bacchetta dal magnifico duettare Di Maio-Salvini. Orgoglio italiano: abbandoniamo i profughi in un mare in tempesta che vaga per giorni, respinta dal muro d’acqua dei porti italiani. Orgoglio italiano: chiamiamo galeotti i migranti tunisini, recitiamo dichiarazioni amorose e in ginocchio, come prevede il cerimoniale, chiediamo “Mi vuoi sposare” a figuri della destra europea che avremmo fatto bene a non accogliere nella Comunità, a Orban e associati in xenofobia di Austria, Polonia, Slovacchia. Orgoglio italiano: siamo in silenzio stampa sul tema della pressione che il dittatore turco Erdogan esercita sulla Ue per farne parte. Orgoglio italiano: insulti e minacce di social fan del razzista Salvini al calciatore Marchisio, che dichiara solidarietà ai migranti, unica voce in un mondo che si applica solo a ottenere ingaggi multimilionari. Orgoglio italiano per l’ostilità internazionale acquisita con le gaffe diplomatiche che hanno indispettito Tunisia, Malta e Francia. Orgoglio italiano: Omertoso silenzio di Salvini e Di Maio sull’omicidio di Soulalya Sacko, impegnato nella lotta allo sfruttamento del lavoro (tre euro all’ora la sua retribuzione). Peggio, la frase infelice del ministro degli Interni sull’emigrazione “la pacchia è finita”. Gli ha risposo Sauomaoure, dell’esecurtivo Usb, sindacato che difende gli sfruttati: “A Salvini diciamo che la pacchia è finita per lui e per noi la pacchia non è mai esistita”. Orgoglio italiano: “Fronte repubblicano” è il nome che Calenda propone per la resurrezione del centro sinistra. Sa molto di sterzata in direzione del progetto “moderazione” a cui dettero il via l’intesa Berlinguer-Moro e il paradosso delle convergenze parallele. C’è chi propone “Partito dei disillusi e degli scontenti”. “Cosa fatta capo ha”. Altre idee di successione a Pci, Ds, Ulivo, Dem: “Liberi edis-uguali”, “Sinite homines venire ad me” (lasciate che la gente venga da me). Orgoglio italiano del fu Pd: in piena rottamazione dei decani D’Alema, Bersani compagni e dopo tre mesi di navigazione radar privo del Pd orfano (orfano?) di Renzi, briciole dei dem sembrano uscire lento pede dal letargo del 4 marzo, dallo choc quotidiano per il consenso che viaggia verso a una sola cifra. C’è come Orlando chi propone di incoronare leader Zingaretti (sarebbe il nuovo, il carismatico, l’aggregante deus ex machina?) che propone il modello Lazio e chi punta su Soumahoro, italo-ivoriano che con il sindacato Usb si batte per i diritti del braccianti, chi su Elly Sclein europarlamentare socialista. E’ lei che sul tema dell’emigrazione ha messo alle corde Germania, Francia, Italia, M5Stelle, Salvini.
C’è ancora il dem Scanzi che dice di riportare la sinistra sul terreno della concretezza. Cambiare nome? “Solo un maquillage, poca sostanza. Cambiare nome? Solo un maquillage. Serve una classe dirigente nuova, oltre iFranceschini, Orlando, Martina. Se restano loro chi ha eletto Di Maio e Salvini, è davvero improbabile che torni a votare Pd”. E allora? “La parte migliore di Cuperlo, Civati Landini, Montanari. Un mix da compattare. Ci vorrà tempo, non troppo. Il 4 Marzo il Pd era percentualmente più alto della Lega. Dopo tre mesi Salvini è accreditato di numeri doppi di gradimento degli elettori”. Tutta qui la teoria Scanzi? Ci risiamo.
Orgoglio italiano: meglio l’utopia, meglio illudersi che si verifichi il crac Lega-Stelle, difficile e lungo abbastanza perché ci siano tempo e strategie di rifondazione della sinistra. Laddove sarebbe auspicabile la spinta di un vento monsonico, spira un’arietta innocua, sienziosa ma sufficiente a coprire i bisbigli balbettanti dei dem.
Ps. La signora Simona Amodio, arrestata, segretaria di un procuratore aggiunto del tribunale di Roma, candidata alle ultime amministrative di “Noi con Salvini”, è la tipa che con un selfie si è definita talpa della Procura. Aveva accesso ai fascicoli e in cambio di soldi informava l’imprenditore Carlo D’Aquano, contiguo alla camorra del Clan Moccia sulle indagini in cui era coinvolto. Con l’ex candidata del ministro degli interni arrestati l’imprenditore D’Aquano e sei poliziotti.
Luciano Scateni
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