Ahi, ahi, uscire dal Meazza con un solo punto in tasca rischia un amaro risveglio dal sogno di scudetto. Il due a zero della Juventus sull’Udinese, in cifre di classifica, fa aumentare il vantaggio sul Napoli. 71 punti contro 69 e potrebbero diventare 5 se Dybala e compagni avessero la meglio sull’Atalanta nel match di recupero rinviato per neve. Dovessero vincere tutte le partite di qui alla fine del campionato, sia gli azzurri che i bianconeri, gli uomini di Allegri potrebbero consentirsi anche di perdere il confronto diretto con il Napoli. E’ questo l’esito del Meazza, conseguenza di insolita imprecisione di Mertens, Insigne, Hamsik e Callejon. E’ anche vero che Spalletti, emulo di tutti i tecnici che incontrano il Napoli, si è ispirato alla furbizia tattica di Helenio Herrera, indimenticato allenatore dell’Inter, inventore del catenaccio e di vittorie striminzite in contropiede. Nello spazio temporale del primo tempo Inter e Napoli sono riusciti nell’impresa negativa di non creare neppure un’azione pericolosa.
Nella propria metà campo dieci nerazzurri e in caso di calci d’angolo subiti addirittura in undici, con l’arretramento di Icardi nella propria aerea di rigore. Con pazienza, ma senza risultati apprezzabili, il Napoli a tessuto la fitta rete di passaggi che ha reso celebre Sarri. Niente di più e contro una muro fitto, costruito con buoni e corpulenti difensori. Il tecnico degli azzurri, prima che sia troppo tardi, deve riflettere sull’alternativa Mertens-Milik, cioè sulla variante in attacco di un centravanti vero. E’ fin troppo chiaro che la grande abilità del belga, capace di dribling ubriacanti in pochi centimetri, finisce per diventare infruttuosa se contrastata da tre difensori o più che gli impediscono di concludere a rete. Mertens ci ha provato due o te volte, ma sempre dalla grande distanza e con identico risultato: palloni alle stelle o a lato, di molti metri. Ci hanno provato anche Insigne e Hamsik, ma anche loro con mira sballata. Dal ventesimo della ripresa l’Inter ha dato la sensazione di aver speso molto, troppo, nella pressione a tutto campo sugli azzurri e ne ha profittato il Napoli, bello a vedersi, ma con poco tempo per portare a casa i tre punti. Il succo della partita? Per Reina e Handanovic nessuna parata di particolare difficoltà, predominio delle difese sugli attacchi (Icardi meglio da undicesimo difensore che da goleador) e il monotono alternare di Sarri: Zielinski-Hamsik, Milik-Mertens, Rog-Allan. Cambi tardivi, che non consentono a chi viene dalla panchina dopo tre quarti di incontro di inserirsi e fare la differenza.
Il pari di Milano pone una domanda, forse provocatoria, forse intempestiva: se il sogno dello scudetto sfumasse, si potrebbe ancora legittimare il disimpegno del Napoli nelle competizioni interazionali?
Poiché la speranza, ultima dea dei romani, è anche l’auspicio dei tifosi napoletani (in diecimila, delusi, al Meazza) l’augurio è che un passo falso della Juventus e la vittoria degli azzurri nel confronto diretto, tenga in vita il progetto scudetto.
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