Per il sottoscritto l’umore nero, in verità senza una spiegazione logica, induce a reminiscenze scolastiche, in particolare del mitico latino. Di qui il ricorso all’espressione sic et simpliciter che mi esce dall’anima per condire la seguente considerazione: se il signor Orsato non si fosse adoperato per consegnare un dono fuori tempo alla Juventus (Natale e Pasqua sono alle spalle), l’Inter avrebbe sconfitto i bianconeri e la batosta rimediata dal Napoli a Firenze non avrebbe messo fine al sogno del terzo scudetto sulle maglie azzurre.
Non solo personalmente, ma in sintonia con osservatori neutrali, ho documentato in cinque punti incontestabili i favori che hanno falsato il risultato del derby d’Italia. Al momento di citare la “benevolenza” dell’arbitro di Recoaro, non mi erano però ancora note alcune “perle” che darebbero ragione al giudizio sulla sua faziosità pro Juventus. Nell’ambito familiare del fischietto in questione, imputato da tre quarti dell’Italia calcistica per aver contribuito in misura determinante alla sconfitta dell’Inter, si tifa con toni da ultra per la “vecchia signora”. Ne è esente il signor Orsato, o partecipa al giubilo del fratello per la vittoria dei bianconeri? Sono normalità le foto del fratello con Allegri e i massimi dirigenti della Juventus, mentre insulta gli interisti, eccetera, eccetera? Dice qualcosa che si sia affrettato a inventare un nome di fantasia da sostituire al proprio sui social per non destare sospetti sulla fede juventina degli Orsato? E’ vero che qualcuno sarebbe pronto a pubblicare un’immagine giovanile dell’arbitro con la maglia bianconera? E a fine partita, con toni confidenziali, cosa si sono detti Allegri e il quarto uomo, Tagliavento? Verosimile che abbiano commentato con un “tutto bene” l’esito del match? Di sicuro c’è che la Lega Calcio indaga sulla condotta di Orsato.
Chissà se prevede provvedimenti disciplinari sui cori razzisti contro i tifosi napoletani, che hanno reso meno amara la sconfitta con un lungo applauso a fine gara agli azzurri, come avviene nella migliore tradizione dei tifosi britannici.
La sconfitta di Firenze, se ve ne fosse bisogno, riporta in evidenza un paio di considerazioni inascoltate sulle mancate chance di coronare un campionato d’eccellenza con lo scudetto. La memoria restituisce le numerose manfrine dei vertici societari che hanno interpretato a meraviglia la finzione di adeguare l’organico della squadra al doppio impegno di campionato e coppe. Ogni annuncio di trattativa è finito nel nulla con varie motivazioni per nascondere la verità e cioè l’indisponibilità a investire somme adeguate. Un secondo argomento, certamente scabroso, tocca il solo punto debole di un grande allenatore qual è Sarri per non aver trovato le contromisure e aver la meglio sui squadre, di grande, medio o basso livello, che schierate in assetto difensivo esasperato hanno messo in difficoltà il Napoli dei “tre piccoli”, cioè senza un centravanti di ruolo e di stazza adeguata. Sono mali rimediabili e, risolti, coniugherebbero il gioco spettacolare costruito da Sarri con la legittima aspirazione dei napoletani di affrontare campionato e coppe con armi vincenti, anche a prescindere dalla subordinazione del mondo calcio, arbitri e media compresi, al potere dei soliti noti.
Luciano Scateni
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