Gli statistici dello sport, specificamente del calcio, sono indotti a tracciare parallelismi su risultati di una stessa partita, su posizioni delle squadre in classifica da un anno all’altro, eccetera. Un autorevole quotidiano, nel sommario di un titolo sul match del Napoli che ospita un tempio della pedata qual è lo stadio Meazza, azzarda l’ipotesi sul nesso che sovrapporrebbe il trend degli azzurri guidati da Gattuso al precedente dei punti in classifica conquistati dalla squadra che Sarri plasmò con tale prestigiosa qualità di gioco da accendere ammirazione in tutto il mondo calcistico. Paragone legittimo? Niente di più destabilizzante: il Napoli ‘sarrista’ ha proposto modelli id gioco di livello eccelso, spettacolari e senza ricadute negative sulla resa in termini dei tre punti: un gioco bello a vedersi quanto le magie blu grana del Barcellona inventato da Guardiola, quanto l’entusiasmante ‘avanti tutta’ di Vinicio allenatore con fantasia e vocazione offensiva del miglior Brasile. Il Napoli di Gattuso è altro. Le sue stimmate caratteriali sono votate a un copia-incolla di Ringhio calciatore, coriaceo, con livelli energetici illimitati, che prova a traslare nel dna del ricco organico di cui dispone. Forse è questa la ragionevole motivazione degli alti e bassi degli azzurri, dell’anomalo dualismo di prestazioni tra loro disomogenee, esemplarmente rappresentate dal capolavoro del 4 a 0 sulla splendida Atalanta e da sconfitte prive di alibi come la batosta subita dal Sassuolo. Un dato non è discutibile: la squadra accumula vittorie e punti in classifica perché forte di un collettivo indiscutibilmente competitivo ai massimi livelli, quanto a talento e tecnica, ma con andamento non continuativo. Questo Napoli sembra condizionato dalle ramanzine di Gattuso, incisive, ma spesso solo per la durata di una frazione di gioco da grande squadra e per un’altra condotta a passo lento, priva di concretezza, illuminata per lo più da prodezze individuali. A questo punto del campionato, dovrebbe considerarsi concluso il rodaggio di Gattuso alla testa di una squadra a cui non fanno difetto i talenti: la disfida di San Siro contro l’ambiziosa Inter di Conte, anche da questa angolazione si può dimostrare probante. Juve a 24 punti, fermata dall’Atalanta sull’uno e uno, rigore di Ronaldo parato da Collini. Un successo del Napoli varrebbe il sorpasso dei bianconeri. Occhi spalancati e viva attenzione per quanto si preparano a raccontare i 90 minuti di Inter-Napoli. Partenopei in maglia bianco-azzurra a strisce verticali, quelle dell’Argentina di Maradona. Arbitra Massa, pronti…via
Come nelle ultime partite, Di Lorenzo lascia molto spazio sulla sua fascia agli attacchi interisti e Gattuso dovrebbe farsi sentire. In profondità Insigne per Lozano in area interista al 7°: in acrobazia il messicano svirgola, pallone sul fondo. Nerazzurri al piccolo trotto, equilibrio iniziale. Insigne a tutto campo, copione rispettato. Presenza fondamentale per impostare il gioco degli azzurri. Ahi, ahi, s’infortuna Mertens al 12esimo. Piange Ciro il belga, portato fuori campo con la distorsione della caviglia. Gattuso è costretto al cambio. Petagna pronto a entrare ed entra al minuto 16. Osimhen è ancora out. Un minuto dopo grande conclusione di Lautaro a un niente dal palo della porta difesa da Ospina. S’infortuna anche Barella e anche lui alla caviglia, ma resta in campo. Handanovic risponde da par suo a Lozano dopo una fuga di venticinque metri. Difesa degli azzurri particolarmente attenta su Lukaku. Angolo per i nerazzurri al 22esimo, ma prima fallo su Manolas netto non fischiato da Massa. Sui due fronti si cerca con pazienza lo spiraglio per andare in in percussione, intenzione per niente facile. Ritmo blando: la ravvicinata frequenza delle partite tra campionato e coppe si fa sentire, ma poi, nessuna delle due squadre le vuole prendere. Corner per il Napoli al 29esimo e, tanto per cambiare nessuna conseguenza. Massa sembra restio a usare il fischietto, lascia correre troppi falli, molti in danno dei napoletani. Finora non una grande prestazione la sua. Partita ‘so, so’ dell’Inter, direbbero gli inglesi, anche peggiore di così, così. Nessuna emozione, grande equilibrio. Zielinski al minuto 34 su lancio lunghissimo di Ospina, Lozano restituisce il passaggio al polacco, gran legnata a lato. Insigne ovunque, da giocatore totale. 14 al riposo. Koulibaly rende inoffensivo Lukaku. Aumenta il ritmo il Napoli e crea molto, ma non concretizza. Petagna si dà fare, non solo in posizione di centravanti, contributo prezioso alla manovra di cui Insigne è regista di lusso. Il capitano, al 41esimo, si vede deviare un gran tiro e guadagna un corner. Rui e Insigne sulla bandierina, passaggio corto, sfuma l’opportunità Finisce in terra Petagna, in area di rigore, Massa ‘non vede’. Spiccioli di tempo per il 45esimo e due minuti di recupero. Che dire, molto più Napoli, ma si va negli spogliatoi sullo 0 a 0.
Second time, nessun cambio. Cos’ha Gattuso all’occhio bendato? Sembra non sia una sciocchezza. Si ricomincia con passo flemmatico, come se le due squadre volessero accontentarsi del pari. Forse sarebbe interessante per il Napoli il dinamismo di Fabian. Lautaro, nervosetto, commette falli a ripetizione. Partita bloccata, poco ritmo, molto centrocampo e noia. Al minuto 52 calcione sul piede di Demme, Brozovic si scusa. Insigne da quasi trenta metri, pallone alto sulla traversa, ma che missile! Koulibaly in questi primi 55 minuti ha praticamente annullato Lukaku. Calma piatta, non sembra che si confrontino due candidate allo scudetto. Lozano abbattuto al 57esimo e giallo per Brozovic. Batte Insigne, Lukaku si rifugia in fallo laterale. Napoli in avanti. Tocchetti, poi cross di Lozano, nessuno degli azzurri irrompe in area. Giallo anche per Bakayoko per fallo su Lautaro. Ancora mezz’ora da giocare. Problema per Brozovic, che resta in campo. Lukaku è una montagna, ma Koulibaly non è da meno e lo tiene a bada. Lozano subisce un fallo dopo l’altro, imprendibile. Punizione al minuto 65, senza esito. Brozovic non ce la fa e gli subentra Sensi. Lukaku per aver la meglio su Koulibaly deve solo commettere fallo e ne commette. Handanovic al minuto 69 nega il gol a Insigne con una parata miracolo. Come avrà fatto è un mistero della casualità. Iella nera. Incredibile, al 70° Ospina sgambetta un attaccante nerazzurro, Massa fischia il rigore e il Var, manco a dirlo, conferma senza la consultazione dell’arbitro. Il peggio è il piglio giustizialista di Massa, che espelle Insigne, che nega di averlo insultato. Ancora esempi di nordcentrismo? Lukaku sulla lunetta e solo così ha potuto segnare. Nel momento migliore del Napoli 0 a 1 per l’Inter e azzurri in dieci. Dentro Politano e Fabian. Massa, che per 70 minuti non ha fischiato quasi nulla, ha improvvisamente indossato i panni dell’intolleranza. Conte blinda l’Inter con una difesa a cinque e richiama in panchina Lautaro. Gattuso perde il suo uomo guida, il capitano, per la prossima partita di campionato e speriamo di no Mertens. Al gol di Lukaku urlo di esultanza del telecronista Sky. Handanovic, che deve avere un conto in sospeso con gli azzurri, compie all’ottantesimo un secondo miracolo su conclusione di Politano imparabile per un qualunque altro portiere. In dieci il Napoli attacca, Napoli generosissimo, in svantaggio assolutamente immeritato. Inter mediocre. Conte finisce per puntare sul catenaccio. D’Ambrosio per Young. Nel Napoli Ghoulam per Mario Rui, fuori Demme, dentro Elmas. Interisti fallosissimi e Skriniar secondo fallaccio su Lozano, Massa non lo espelle. Si direbbe che a lottare in dieci sia l’Inter. Di Lorenzo sfiora il gol, Handanovic rimedia, ma c’era Petagna solo in area. Azzurri commoventi nel finale di una partita che avrebbero strameritato di vincere. Non è possibile: a due minuti del 90esimo (sarà forse una credenza popolare, ma i napoletani direbbero che il mancato miracolo del sangue di san Gennaro che non si è sciolto, è causa del palo colpito da Petagna con Handanovic battuto. Il discutibile Massa fischia tre volte. Inter inconsistente, Napoli fantastico, specialmente quando l’arbitro lo ha costretto a competere in dieci contro undici.
Luciano Scateni
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