La buona notizia la porge su un piatto d’argento la nazionale che mette in pausa il campionato e concede al logoro undici dei titolarissimi azzurri un salutare rigenerante risposo. Sono al minimo le batterie di uomini fondamentali nel puzzle delle magie inventate da Sarri per stupire il mondo del calcio. Primo responsabile è fuori di ogni dubbio il presidente cinematografaro, abile nel gestire la squadra al risparmio. Via Strinic, buonissimi piedi e folate e alla Ghoulam sulla fascia sinistra e l’esodo ha e rivelato il disagio nella sostituzione del prezioso terzino di fascia, fuori gioco per i prossimi sei mesi, ceduto Zapata che in assenza dello sfortunato Milik avrebbe potuto concedere una pausa salutare a Mertens. Ce n’è anche per Sarri. In adorazione del gioiello lodato perfino da Guardiola, ha tenuto fuori dalla mischia gli unici acquisti di un certo interesse, anziché immetterli a più riprese nel collettivo perché assimilassero schemi e confidenza con il gioco imparato a memoria da Hamsik e compagni. Risultato: Rui, Ounas, Giaccherini e in parte Rog non sono alternativa autentica dei titolari. Il ragionamento spiega al cinquanta per cento il pari con il Chievo che senza strafare, ma con un difensivismo compatto, preordinato, ha fermato un Napoli pigro, con l’energia in riserva e scarsa cattiveria nella ricerca dei tre punti preziosi, considerato il pari dell’Inter. Serve a poco il maggior possesso palla del Napoli nei minuti iniziali e a un paio di occasioni per rompere l’equilibrio dello 0 a 0 è in parte compensato da un quasi gol di Gamberini. Il disagio degli azzurri cresce di pari passo con la convinzione del Chievo di concludere il match indenne. Secondo tempo in fotocopia, qualche errore di mira del tridente Cal-Mer-Ins, e fra i tre chi demerita meno è Lorenzinho. Dov’è il Napoli dei primi venti minuti della sfida al Manchester City che ha incantato il San Paolo? Al Bentegodi la sua brutta copia, che merita riflessioni ben oltre il rammarico per i due preziosi punti lasciati a Verona. La meta sottaciuta per scaramanzia dello scudetto passa anche per il vantaggio di organici intercambiabili che si sono garantiti società come la Juve. Certo è imparagonabile l’opulenza degli Agnelli con le chance d’investimento di De Laurentiis, ma una via di mezzo è possibile, anzi decisiva. Lo ha dimostrato anche il match con il Chievo. Classifica: Napoli 32, Juve 31, Inter 30, Lazio 28 (una partita in meno) e il prossimo impegno degli azzurri è con il Milan.
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