Ha il faccino pulito da brava fanciulla, acqua e sapone, pardon da ex fanciulla, perché la Giovanna d’Arco di Forza Italia, pupilla dell’ex cavaliere, i venti li ha superati da un po’. Mara Carfagna si dispone a una battuta di caccia (elettorale) più o meno dalle parti che le hanno dato i natali, a Nola, in Campania, lei di Salerno. Nel mirino di Berlusconi, perché avvenente, l’ex show girl e miss Italia ha tentato di accreditarsi come paladina della normalità in un contesto partitico di tutt’altro segno. Ma come si diceva una volta per i comunisti incoerenti (gratta, gratta e ti ritrovi un maschilista) anche la Carfagna deve sottostare ai diktat del “capo” e le sarà difficile spiegare che, gratta, gratta, capolista nel collegio di Nola alle prossime politiche è tallonata al secondo posto da Luigi Cesaro, destinatario di un avviso di garanzia per corruzione elettorale nell’inchiesta che ha portato all’arresto i fratelli Raffaele e Aniello. Che c’entra la Carfagna? Sarà lei a trainare la rielezione del politico che ogni settimana non fa mancare al mentore di Arcore la mozzarella di bufala, del personaggio processato, associato riunioni con elementi della criminalità. Negli occhi di cerbiatta della Mara forzista neppure un’ombra di vergogna.
Uno, più uno, più uno, così dice l’aritmetica, fa tre. E tre episodi confermano la sospetta tolleranza di pezzi del nostro Paese per razzismo e strizzate d’occhio alla destra riemergente. I tifosi di una delle squadre più razziste d’Italia, l’Atalanta, insultano il giocatore nigeriano Koulibaly, gli scagliano contro una bottiglietta (sembra riempita con urina) e la giustizia sportiva punisce ogni cosa con una giornata negata ai facinorosi della curva che la frequentano. Pena sospesa con la condizionale.
Episodio numero due. Il calciatore Medhi Amine Benatia El Moutaqui, francese naturalizzato marocchino, gioca nella Juventus, compagno di Higuain. Per solidarietà con l’argentino, transfuga da Napoli per un pungo di milioni in più, Benatia afferma che il centravanti bianconero nella squadra di Agnelli segna 20 gol, ma con la chance di fregiarsi di titoli, mentre a Napoli ha fatto più reti ma non ha vinto nulla. Capito l’antifona del leghista acquisito? Signor Benatia, l’augurio per lei è: scudetto al Napoli e sempre meno gol di Higuain.
Terzo episodio, il più grave. La tifoseria della Lazio, squadra di un Lotito che desta mille perplessità, è in larga misura razzista e in buona parte neofascista. Questi trogloditi, nel corso di un incontro allo stadio Olimpico, hanno gravemente offeso la memoria di Anna Frank: adesivi con la sua immagine in cui indossava la maglia della Roma. Il tribunale della Federcalcio (organo dove Lotito ha molto potere), ha emesso la sentenza: interdizione permanente ai responsabili? No. Lunga squalifica del campo? No. Sì alla richiesta della Procura di due giornate a porte chiuse? No. La quasi assoluzione è nella ridicola multa di cinquantamila euro alla società di Lotito, in pratica un’irresponsabile autorizzazione a manifestare impunemente razzismo e neofascismo.
C’è una coda sul tema. Verde, giovanotto di belle speranze che milita nel Bologna, ha rifiutato di far parte di una grande squadra, di indossare la maglia azzurra del Napoli, di “scendere al Sud”. Tra due giorni il Bologna sarà ospite del San Paolo. Se i tifosi napoletani permettono un consiglio, niente fischi al giovanotto “nordista”. Accoglierlo con indifferenza sarebbe una magnifica lezione di stile.
Luciano Scateni
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