Articolo pubblicato il: 27/05/2019 15:10:46
Su, amici e compagni, ripassate in fretta il testo di “bella ciao”, sanate il vulnus dell’Italia soggiogata dal piglio mussoliniano di Salvini, mandate in un cantuccio remoto della memoria lo choc post-elettorale e fate di conto: Pd+Europa della Bonino+ Verdi+La Sinistra+Partito Comunista+qualche dem assenteista perché in depressione, se uniti dal collante della sinistra, avrebbero pareggiato i voti della Lega. Certo, è utopia sognare un miracoloso rendez-vu dei frammenti che hanno affrontato inutilmente la scommessa di superare l’asticella dl 4%, soglia minima per irrompere nel tormentato agone del parlamento di Strasburgo. Il totale del dieci per cento di consensi ottenuti dai dissidenti è dunque il problema dei problemi per il progetto, al momento vago, cioè non ancora strutturato, di mettere il sovranismo in doppia parentesi, come a suo tempo toccò all’Uomo Qualunque di Giannini. Con il rinsavimento dei delusi, esondati in gran parte nel “nuovo” dell’illusione grillina e in parte nell’arroganza aggressiva del leghismo, l’ipotesi di logorare il potere, di chi adesso ce l’ ha, forse non è realismo della ragione, ma neppure ottimismo visionario.
Il navigatore satellitare indirizzato all’obiettivo della rivincita su populismo e sovranismo, non suggerisce l’itinerario più breve, ma il più agevole. A bordo di una flotta di navi con possenti prue rompighiaccio, capaci di sbriciolare l’iceberg alla deriva a colpi di democrazia dal basso, il reclutamento delle truppe per l’abbordaggio finale dovrebbe selezionare le fresche energie d’attacco delle generazioni, che nel recente passato si sono riappropriate del diritto di decidere il loro futuro; la combattività rivendicativa delle donne, la passione del volontariato politico, capace di ricreare il tessuto del “porta a porta”.
Per Salvini il tempo del bluff è destinato ad esaurirsi in fretta. Sempre che i baci del rosario non ricambino la sceneggiata mistica con miracoli su miracoli, ipotesi di assoluta nebulosità, di qui a poco il numero uno del Carroccio, si troverà a friggere con l’acqua e per evitarlo dovrà mettere le mani nelle tasche degli italiani e arraffare i miliardi per non fallire, con l’aumento dell’Iva, patrimoniali, prelievi sui conti, tagli alle pensioni. Il presunto gigante si accorgerà di avere i piedi d’argilla e sarà il momento di abbatterlo.