“Mammina, perché dai le caramelle a Giggetto e a me no?” Il malefico tandem Salvini-Di Maio in conflitto con l’austerità della Ue emette lamenti da figlioletti discriminati da mammà. All’unisono chiedono piagniucolosi perché l’Europa sia benevola con la Francia e il suo deficit al tre percento e intransigente con l’Italia che si era proposta con un disavanzo del 2,4%.
Il deficit strutturale della Francia è stimato dalla Commissione in miglioramento dello 0,2%. La situazione italiana è decisamente diversa: all’Italia veniva chiesto un miglioramento del saldo strutturale dello 0,6%, ma il governo giallo-verde aveva presentato un documento che prevedeva invece un peggioramento dello 0,8%, quindi uno scostamento del 1,2% definito da Bruxelles “molto grave”. I “bambini” arrabbiati che vestono in gialloverde battono i piedi per terra, e fingendo di non conoscere i perchè del differente atteggiamento di Junker e Moscovici, li accusano di agire come genitori che discriminano tra figli e figliastri. I fatti, di là dalle chiacchiere: in termini di situazione economica e finanziaria una prima decisiva differenza l’esplicitano un paio di considerazioni di macroeconomia: il debito francese è vicino al 98%, quello italiano supera il 131%. Lo spread di Parigi oscilla intorno ai 40 punti base, quello italiani dopo l’impennata ad oltre i 300 è comunque sui 250 punti di base. Di rilievo sono anche il tasso di crescita e il suo potenziale della Francia, molto più alti dell’Italia. La concessione a Macron di superare è rigidamente temporanea, giustificata da contingenze eccezionali, stimate provvisorie, il 2,4 percento dell’Italia no. Decisivo per il differente comportamento della Commissione europea è considerato il rispetto delle norme Ue. Moscovici ha riscontrato nella manovra italiana una deviazione senza precedenti delle regole, Parigi ha ottenuto l’ok perché promossa. La Francia è stata sotto procedura d’infrazione per nove anni che si è conclusa nella scorsa primavera e ha presentato una manovra con deficit al 2,8%, per il 2019 che ha un impatto dello 0,9% del Pil. Senza questa misura una tantum, il deficit francese nel 2019 sarebbe all’ 1,9% e scenderebbe all’ 1,4% nel 2020. Il taglio del deficit strutturale della Francia, nella valutazione della Commissione comporterà un miglioramento dello 0,2%. Moscovici lo aveva chiesto all’Italia dello 0,6%. In risposta un documento che non solo non lo migliorava in quella dimensione, ma prevedeva al contrario un peggioramento dello 0,8% con un una differenza negativa dell’1,2% valutato da Bruxelles molto grave. Per queste ragioni la Commissione adotta flessibilità nei confronti della Francia, si comporta come ha fatto con l’Italia in passato, quando ci ha finanziato per circa 30 miliardi negli ultimi 4 anni, a favore di riforme strutturali e investimenti, oltre che per le risorse una tantum destinate a migranti, sicurezza e terremoti. Se tutto questo non bastasse, è diverso il giudizio sulle misura dei programmi italiani e francesi. Bocciate le riforme del governo gialloverde, per esempio la quota 100 per le pensioni, promosse quelle previste da Parigi per ridurre il costo del lavoro e favorire l’occupazione.
Ma chi lo spiega agli italiani?
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