Esistesse un trattato di filosofia applicata al calcio si dovrebbe consultare il capitolo “Il pensiero di Sarri su Campionato e Champions League”. Non bastasse, sarebbe consigliabile una seduta psicanalitica tenuta da un freudiano amante del pallone. Perché? Perché è palese il differente animus pugnandi del Napoli in formato serie A e in versione europea. Del tre a uno sul Feyenoord consola quasi esclusivamente la conferma della “regola del tre” che accompagna Sarri dal via della nuova stagione, con l’eccezione del flop Shakhtar. Partita con connotati anomali contro gli olandesi: al via si intuisce il disagio degli azzurri nel gestire il gioco secondo il pensiero calcistico di Sarri. Non funzionano il possesso palla, le strette e veloci triangolazioni che sfiancano gli avversari, la geometria con passaggi di prima imprendibili e il Feyenoord fa la sua bella figura, senza fare nulla di trascendentale, ma con imprevista efficacia. Di lassù, il protettore di Partenope intuisce la difficoltà e affida al talento di Insigne l’onere di compensare l’inizio blando dei compagni. Con il contributo di Callejon, Lorenzino si incunea tra due difensori e dalla linea dell’area di rigore, con un metro di spazio letale per il “nemico”, fulmina Jones. Forse è’ un male aver trovato il gol così presto. Gli azzurri tirano il freno, la macchina che li ha fatto grandi va in pausa di rilassamento, il match diventa noioso e non fosse vivificato dalla forma strepitosa di Insigne farebbe sbadigliare. Un dato che ha dell’incredibile è il più del cinquanta per cento di possesso palla degli olandesi. Ai trentamila del San Poalo non fa difetto la pazienza (“Tanto c’è il secondo tempo e la musica cambierà”) e invece cambia poco nella seconda frazione di gioco, tanto da richiedere un secondo intervento del santo protettore che consente a Mertens (non in giornata sì) di rubare palla a un’incosciente difesa del Feyenoord. Troppo facile il due a zero e a maggior ragione si stabilizza un avanti così degli azzurri, certi di non temere granché dagli uomini di Bronckhorst. Vuoi vedere che è vera l’indiscrezione su Sarri “da serie A… e se viene qualcosina dalla Champions la prendiamo ma con il minimo sforzo?” Il sospetto prende corpo per la crescente intraprendenza degli olandesi e l’evidente deficit di concentrazione del Napoli. Al minuto 23 un attaccante in rosso cade in area, l’arbitro pensa che sia colpa di Ghoulam e Koulibaly ( e se ne potrebbe discutere un anno). Rigore, si teme la possibilità che cambi il risultato della partita, ma Reina intuisce dove finirà il tiro dal dischetto e lo respinge. Il Napoli si adopera per far correre il cronometro e fa melina. Nel gioco del gatto con il topo si inserisce l’imponderabile. Flop della difesa olandese, azione di rapina del lesto Callejon, tre a zero. Sari pensa che il risultato è in archivio e opera il rituale dei cambi: Zielinski per Hamsik, Rog per Callejon, Diawara per Jorginho. Quando il cronometro dice che si gioca il minuto 93 e il Napoli pensa solo alla meritata doccia, il signor Amrabat si incunea nel cuore della difesa azzurra e con una zampata facile, facile, ottiene l’uno a tre.
In attesa di conoscere il responso dello psicanalista, rimane il dubbio sulla puntata più consistente del Napoli sulla ruota del campionato. Forse la pensa così anche il tifo azzurro che ha disertato in parte il San Paolo.
Luciano Scateni