Il signor Avigdor Liederman, “falco” di Israele, con un termine appropriato. Lo merita per la brutale aggressività a più riprese, messa in campo per dare sfogo all’odio di uomo di destra, nei confronti del popolo palestinese. In qualità di ministro della difesa, a Lieberman, che nel cognome ha molto di nazista, non basta aver ordinato di aprire il fuoco su chi manifestava al confine con la striscia di Gaza (è da annotare la parola “striscia”, sarà subito evidente perché) e non basta aver contribuito in sostanziale misura a confinare i “nemici” nell’esile lingua di terra dove manca l’acqua potabile, l’energia elettrica viene erogata solo quattro ore al giorno, dove ha fatto strage di civili con i bombardamenti. Considerata la blanda o inesistente protesta del mondo per l’eccidio dei giorni scorsi, Liederman ha coltivato l’idea di essere autorizzato a far peggio e ha deciso di costruire una succursale periferica di Gerusalemme sulle colline del Golan, in Cisgiordania. Non un villaggio, ma una cittadina di duemila cinquecento nuove abitazioni. Considerata una famiglia tipo di quattro persone il conto è facile. Il nuovo insediamento ospiterà diecimila israeliani, sottraendo altro territorio ai palestinesi, con l’evidente intenzione di cancellarli dai luoghi storicamente abitati.
Ma chi è Lieberman? Originario della Moldava emigra in Israele e si associa al Likud, partito della destra, ne diventa dirigente. Più tardi fonda Israel Beitenu, destra nazionalista, fortemente anti-islamista, contrario alla religione. Attacca il premier laburista ed entra nella coalizione governativa guidata dal Likud di Sharon che lo nomina ministro delle infrastrutture. Assume il ruolo di “falco” anti-palestinesi, ordina di bombardare le loro banche e i centri commerciali, chiede la condanna a morte per chi è accusato di terrorismo. In seguito è nominato ministro dei trasporti e da Netanyahu agli esteri. E’ accusato di corruzione ma prosciolto (da che tipo di magistratura?)
Analisti internazionali, a proposito della nomina a ministro della difesa (2016), sostengono che Netanyahu lo ha cooptato nel governo per neutralizzare gli attacchi alla sua persona. L’ipotesi è utile per capire il gioco politico dietro la sua destinazione al ministero della Difesa. In questo ruolo Lieberman ha sempre professato la retorica bellica.
I continui raid contro le basi iraniane e siriane si devono a lui. In questi ultimi mesi sono diventati più frequenti, in combutta con la Russia di Putin. Lieberman minaccia costantemente Bashar al Assad e spinge per la guerra contro l’Iran oltre che per l’attacco al Libano, contro Hezbollah e ovviamente contro quel che resta della striscia. Al confine con Gaza, Lieberman ha ordinato ai cecchini la linea dura. 60 morti e migliaia di feriti. Parole del “falco”: “A Gaza non ci sono innocenti”
Luciano Scateni
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