Mors tua, vita mea. La locuzione di origine medievale sentenzia che il fallimento di uno costituisca requisito indispensabile per il successo di un altro, comportamenti opportunistici. “Calza a pennello”, come dicono i sarti, se s’intende rappresentare in estrema sintesi il gongolare di Di Battista (destinato al Campidoglio), ad ogni gaffe o segnale di deficit governativo della Raggi, sindaca fallimentare di Roma. Un ultimo pretesto sollecita Di Battista a fregarsi le mani. E’ la notizia sullo stato di degrado (e conflittualità sindacale) dell’Atac, che scoraggia gli inserzionisti a finanziare la pubblicità sui mezzi del parco comunale. L’Atac si vede costretta a ridurre la base d’asta che aggiudica al miglior offerente la pubblicità su autobus, filobus e tram per i prossimi cinque anni: 20,5 milioni contro i precedenti 29. Soldoni che indirettamente mancheranno nelle casse della Raggi.
3 milioni alla Isiamed. Azienda sconosciuta alla quasi totalità dei parlamentari e forse anche a parte del governo. L’allucinante spiegazione di questa sontuoso regalo? Una “marchetta”, necessaria per ottenere l’ok alla manovra di governo. E’ la spiegazione fornita sullo scandaloso emendamento presentato da Ala di Verdini e approvato in zona cesarini infilandolo nella finanziaria, come dono di Natale alla società privata presieduta da Follni, per ottenere i voti necessari ad approvare la manovra di bilancio. La motivazione si deve al senatore Stefano Esposito (Pd): “Quando non hai i numeri subisci il ricatto dei piccoli gruppi”. L’emendamento reca in calce le firme di Magda Zanoni (Pd) e Marcello Gualdani (alternativa popolare), il ministro Calenda “cade dalle nuvole” e giura di non saperne nulla, definisce l’iniziativa “stravagante”. E ha ragione, dal momento che il futuro produttivo della Isiamed è avvolto da una fitta nebbia.
Dalla Pechino iper industrializzata alle metropoli del mondo produttivo degli Stati Uniti all’Europa che inquina, all’Italia per tre quarti oppressa da aria irrespirabile, la terra paga forme di autolesionismo, di suicidio dell’umanità. E sembra un destino sicuro a detta della scienza, che monitora le condizioni di vita del pianeta. Chi governa le popolazioni vittime degli insulti atmosferici allarga le braccia, denuncia, ma non provvede alla salute della Terra e al culmine dell’incoscienza (leggi Trump) fa poco o niente per ripristinare le condizioni naturali dell’atmosfera. Si moltiplicano malattie di ogni genere, anche mortali, si sciolgono i ghiacciai, scompaiono immensi polmoni verdi, incombono la minaccia della siccità e il suo contrario, uragani devastanti, cresce il numero di specie animali in via di estinzione per colpa delle mutazioni climatiche e ha sempre maggior credito il catastrofismo di alcune previsioni sulla vita a termine del nostro Pianeta. Fanno finta di niente gli ostinati inquinatori dei Paesi più imputati di egoismo nazionalista e i popoli più esposti non hanno mezzi o volontà collettiva di contestarli.
Fosse previsto che lo sconvolgimento letale della Terra potrebbe avvenire quando chi governa il mondo e i governati non saranno più tra i vivi, e allora si spiegherebbe il cinico “che se la veda chi verrà dopo di noi”.
Luciano Scateni
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