Articolo pubblicato il: 15/02/2017 17:44:10
Complottismo: arringa dei 5 Stelle.
Complotto le firme false spacciate per autentiche da sudditi del “comico” in Sicilia e a Bologna (indagato anche Piazza, vice sindaco 5Stelle)? Complotto anche l’attestato di stima di Di Maio per Romeo, ex capo staff della sindaca capitolina e suo amante, secondo le rivelazioni dell’ex assessore Berdini a un giornalista della Stampa? E’ trama disfattista quella che avvolge i casi di Livorno e Quarto, nel napoletano? Malignità giornalistiche anche le bugie di Di Maio e quelle sotto inchiesta della Raggi? Tutta invidia gli strali della Lombardi che mettono in stato di accusa la sindaca di Roma?
L’attacco del “comico” e dei suoi yuppies al giornalismo ricorda molto da vicino le epurazioni berlusconiane, o peggio, la soppressione della libertà di pensiero e di stampa del nazifascismo, ora rivisitata dal neo oscurantismo trumpista. Chi li fermerà se la sinistra è triturata nel frullatore di una guerriglia interna al Nazareno, se Salvini strizza l’occhio al “comico” sui temi caldi dell’immigrazione e dell’esodo da euro e comunità europea? Questo ci aspetta e non c’è da stare allegri.
Barbarie australiana
Tempi duri per il mondo del lavoro, sotto attacco per l’esproprio di diritti consolidati e il dimezzato potenziale dei sindacati nel campo decisivo della contrattazione. Succede in Australia che una certa categoria di dipendenti sia costretta a simulare di subire scene di sesso, perché colpevole di non aver rispettato i parametri di vendita fissati dalle rispettive aziende. Lo scenario ha come protagonista senza ritegno la compagnia Appco e i suoi 730 ex lavoratori autonomi pagati al di fuori dalla tutela pensionistica e senza protezione dagli infortuni. Un video da violenza bullista mostra i venditori inadempienti, cioè colpevoli di non vendere abbastanza, che mimano atti di violenza sessuale e disputano corse della lumaca.
Il miraggio dell’onestà.
Telegramma. Mancava un tassello al mosaico della politica corrotta, quella dell’illegalità diffusa e l’ha fornito l’ex leader di An Gianfranco Fini, ex presidente della Camera, numero uno dell’autoreferenzialità in tema di “l’onestà sono io”, indagato per riciclaggio nell’inchiesta sulla casa di Montecarlo. La magistratura ha sequestrato beni della famiglia Tulliani, cioè della moglie Elisabetta, per cinque milioni di euro con il sospetto di rapporti di Fini con Francesco Corallo, re delle slot machine e nella convinzione che non potesse ignorare l’intenzione del suo gruppo industriale, pronto all’accesso dell’opulento affare del gioco. A cercare un esempio di onestà, in questo Paese dei corrotti, c’è da perdere l’ultimo filo di speranza. (Nella foto Gianfranco Fini con la moglie)
Telegramma bis
Difficile immaginare un disfattismo masochista pari al lento, inarrestabile suicidio della sinistra italiana. In sintesi: il genio guastatori del vecchiume che D’Alema, Bersani, Epifani esemplificano platealmente, sostenuto da emergenti assetati di potere, i Fassina, Speranza, Civati, dissemina mine anti partito e le accende una dopo l’altra con effetto deflagrante. Sulla sponda opposta il renzismo, a prescindere dall’abilità del suo number one, il rampante segretario dem, si esercita in un provocatorio gioco al massacro e strizza l’occhio al berlusconismo, a spurie alleanze con partner estemporanei (i verdiniani di Ala, il centro destra alfaniano), alieni se rapportati alla storia della sinistra italiana. I ricorsi storici incombono e l’ipotesi di una neo frantumazione di Pci, Ulivo. Pds, sembra alle porte. Se messo di fronte all’incombente tsunami del populismo, la via allo sfascio del Pd assume il tragico e incosciente volto dell’imbecillità.
Luciano Scateni