Per il momento tralasciamo l’enigma che metterebbe al tappeto perfino Edipo, l’unico a superare il test della sfinge che sbarrava il passo a chi entrava nella città di Tebe e strangolava chiunque non riusciva a risolverlo: i gialloverdi che irrompono con goliardica euforia nel governo di una grande Paese qual è l’Italia, a quale san Pancrazio chiederanno il miracolo di far quadrare i conti, se per reddito di cittadinanza, flat tax e ammennicoli non meno onerosi, il costo previsto è di oltre cento miliardi di euro? Glissiamo, in attesa del transito cruciale tra promesse elettorali e attuazione. Sfogliamo la margherita e per non far torto a nessuno dei compari assurti alla vice presidenza di Conte, scegliamo nel mucchio la nobile figura di Lorenzo Fontana, neo ministro della famiglia e della disabilità, quest’ultima delega contestatissima dai diversamente abili, che rivendicano lo stato di cittadini, sic et simpliciter, alla pari. L’invito a riflettere sul personaggio è per chi ha votato Lega-5Stelle, è antifascista, gay e protagonista di rapporti affettivi omosessuali. Il signor Fontana con mira con alzo zero spara contro le unioni tra persone dello stesso sesso, la legge 194 (aborto assistito) gli immigrati (pur essendo veronese, cioè di una regione che fallirebbe senza l’immissione nel mondo del lavoro dei migranti). Il signor Fontana è un ultrà fan della nefascista Le Pen, del destrorso Orban e del tiranno Putin.Tifa per il Verona Hellas, perché squadra a forma di svastica, come ama definirla la curva razzista. Il signor Fontana è abituale frequentatore di raduni neofascisti. Fontana è della Lega in combutta con il Front National ed è il ministro più a destra del governo appena eletto, sponsorizzato da Salvini. Fontana: “Le famiglie omosessuali non esistono”. Risponde il prossimo Roma Pride: “Vedrà se esistono”. In nome della leale convivenza pacifica tra leghisti Salvini prende le distanze da Fontana, contestato da Lgbt, associazioni Famiglia Arcobaleno e circoli omosessuali.
Il ritratto di questo campione della democrazia e della tolleranza è dedicato agli elettori gialloverdi gay, agli antifascisti, alle coppie di fatto, alle donne non più costrette ad abortire clandestinamente o all’estero, ai migranti che con il loro lavoro e i loro redditi contribuiscono alla salute della produttività e del Pil italiano.
Un cenno breve, ma esemplarmente chiarificatore per raccontare la “pinocchieide” in gialloverde: il comico genovese consigliò a Salvini di starsene quieto, perché il movimento non intendeva allearsi con chi è complice della devastazione del Paese. Insoddisfatto per il tono blando dell’affermazione aumenta la dose e dice di Salvini che fa più schifo di Renzi e Berlusconi. Da Fico: “Inconciliabili i programmi 5Stelle-Lega: alleanza impossibile perché loro sono culturalmente e geneticamente diversi. Poi l’invocazione a Dio perché salvi i 5Stelle da Trump e Lega e un perentorio “Il Movimento non parla con i criptofascisti”. Il Giggino di Pomigliano d’Arco esibì orgoglio napoletano. “Con la Lega mai. E’ di Salvini l’insulto “Vesuvio lavali con il fuoco”. Dibba, il fratello quasi gemello, al secolo Di Battista, aveva giurato che avrebbe lasciato il Movimento se si fosse alleato con la Lega (ma è ancora grillino e nella fase pre-governo è stato vicino a incorrere nel reato di vituperio del presidente della Repubblica.
Non c’è accanimento nel tornare sul no di Mattarella a Savona ministro dell’economia, solo cronaca di fatti. Il neo ministro, recuperato in extremis, ha scansato la condanna per aggiotaggio, perché il reato è stato prescritto grazie alla norma “salva Previti”. Per rimanere nel border line con la legittimità, si raccomanda l’inchiesta dell’Espresso di domani sull’empatia di chi governa le casse della Lega con rifugi fiscali in società off shore.
Si aprono interessanti scenari per la cronaca politica e in particolare per il giornalismo d’inchiesta. Basta aspettare, con orecchie e occhi ben aperti.
Luciano Scateni
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