Sono allibito: c’è perfino chi ha usato l’arma, in questo caso impropria della satira, per commentare il “caso” Marchionne. In particolare lo ha fatto un artista di sinistra, di quelli che fanno precedere la propria firma con il simbolo di falce e il martello, che commentano la chiusura di una fabbrica suonando l’Internazionale, che credono ancora possibile la rivoluzione del proletariato. Uno che non poteva equivocare sul significato delle condizioni disperate dell’amministratore delegato della Fca, delle parole di sconforto sulla sua impossibilità di tornare al lavoro. Per ovvio riserbo, le dichiarazioni inizialmente sono state generiche (“complicazioni nel decorso post operatorio dopo un intervento alla spalla”), ma era evidente il perché di un verdetto così duro sul futuro di Marchionne e si potevano agevolmente intuire le ragioni del ricovero in Svizzera dove si pratica la morte assistita. Non era difficile capire che il male del manager era quello del secolo. La riservatezza è stata violata da un amico di Marchionne, che ha parlato di un fumatore incallito, ovvero di tumore ai polmoni. L’artista che ha preso di mira l’ad di Fca ha insinuato che il male fosse una finta per rendere meno traumatico il passaggio di consegne in casa Agnelli e che Marchionne sarebbe tornato presto alla forma fisica migliore. Non è l’unico esempio di cinismo nei confronti di una persona in fin di vita.
Sia chiaro, si può e si deve essere giudici intransigenti nei confronti di personaggi al vertice di imprese che in Italia hanno agito in regime di monopolio, che hanno goduto di ingenti finanziamenti pubblici senza garantire la sicurezza dei posti di lavoro. Tutto lecito: critiche, denunce, contestazioni, ma scegliendo tempi e modi estranei alla pietas per un uomo che lotta con la morte. In altre parole, essere di sinistra non è compatibile con la disumanità che traspare da troppi commenti in calce alle notizie sul male incurabile di Marchionne.
A questa nota è opportuno non aggiungere altro, se non la speranza che quanti sono schierati a giusta ragione con la classe operaia, riflettano sugli eccessi di estremismo che hanno indotto ad anteporre l’ideologia al rispetto per la vita.
Luciano Scateni
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