Un canale parallelo di Mediaset (5034) irradia le partite dei mondiali con gli effetti del pubblico e niente telecronaca. E’ da non perdere se ci si vuole sottrarre al linguaggio in fotocopia dei commentatori, ai luoghi comuni, alle frasi fatte, agli sgorbi sintattici, a colorite interiezioni, ma soprattutto alla loro evidente dipendenza dalle emittenti che pagano le prestazioni e in cambio pretendono urla festose di sottolineatura a ogni gol, brutto o bello che sia, giudizi entusiastici su “quant’è bella questa partita”, racconti dettagliati su vita, morte e miracoli, performance sentimentali, dei divi del pallone, Ma di che parliamo: al pre mondiale di Russia, dalle nostre parti è mancata solo la presenza di femmine nere vestite a lutto, professioniste di pianti e lamenti sonori pagate di familiari del defunto a commento del “Era così buono, bravo e bello….per l’Italia esclusa dal festino calcistico di Putin. E che vergogna, ma a giudicare dall’avvio della kermesse il rimpianto è meno amaro. Davvero poco il bel calcio. Nonostante il dato obiettivo di una “prima” del campionato che ha presentato il meglio dell’inclita compagnia, il campo ha bocciato il gotha del pallone. I difensori integralisti del giornalismo sportivo direbbero che la prima di un mondiale riserva sempre forti tensioni a scapito della qualità delle big. Balle. L’argentina di Messi ha evitato per un pelo la sconfitta con i quasi dilettanti dell’Islanda (1 a 1), la Danimarca se l’è cavata senza grandi meriti con il Perù, che ha mancato più occasioni da gol di un niente. Irriconoscibile la panzer divisionen tedesca che ha sovrastato, ma solo in altezza i tenaci messicani (0 a 1). Il Brasile? Imbrigliato da una volenterosa Svizzera. Le centinaia di milioni del binomio Neymar, Coutino, hanno rimediato una figuraccia (1 a 1) e la favoritissima Spagna ha pagato la prodezza di una triplete di Ronaldo (3 a 3). Tutta l’enfasi che ha preceduto i mondiali si è per ora dissolta in una nuvola evanescente e quasi, quasi, potremmo osare l’affermazione che l’Italia dell’incompletezza non avrebbe poi sfigurato troppo. Alle riprovevoli note evangeliche sulla famiglia unica (padre, madre, figli) e l’anatema contro l’aborto terapeutico, Papa Francesco, a distanza di un giorno, si schiera con il mondo dell’accoglienza e chiede di atti di solidarietà con migranti e rifugiati, in antitesi con la disumanità di Salvini, che impedisce l’accesso ai porti italiani. Su Bergoglio si abbatte una tempesta di ignobili insulti e chissà anche di cattolici che sgranano il rosario (per simpatia con Salvini, in mostra davanti all’obiettivo di una fotocamera con il simbolo della preghiera tra le mani). Le ingiurie a Papa Francesco non sono di poco conto. Gli chiedono perché non prediliga gli italiani poveri, vorrebbero chiudergli la bocca “Parla di meno” I migranti? “Portateli in Vaticano” e “Papa Francesco parla come un imam”, “Tu (come se si rivolgessero a un compagno di scuola) oltre alle parole, che fai? Anche questo è il salvinismo che inquina il Bel Paese.
Luciano Scateni
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