È la vigilia di un ultimo atto che sollecita giudizi alternativi. De Laurentiis si consola citando la partecipazione del Napoli a coppe europee negli ultimi dieci anni, ma omette di completare l’informazione ammettendo che si è interrotta sempre a metà percorso. I napoletani contestano: troppi i venti punti di svantaggio nei confronti della Juventus, gioco deludente nelle fasi cruciali delle coppe europee, poco convincente il dopo Sarri e censura per il presunto accordo del presidente con Ancelotti per mandare in campo le seconde linee con l’obiettivo di valorizzare giocatori da mettere su quello che con un’orribile espressione si chiama “mercato”, a scapito della qualità del gioco. A proposito, l’insoddisfazione dei tifosi riguarda anche alcune scelte dell’allenatore che ha snaturato i ruoli di Callejon , arretrato a quarto uomo della mediana, di Fabian e Zielinski, in zone di campo ballerine, di Allan, spaesato e forse scontento per non aver concluso la trattativa con il Psg. Per non farsi mancare nulla le scontentezze di Mertens e soprattutto di Insigne spesso sacrificati per incompatibilità reciproca. Il capitano anche oggetto di critiche del tecnic, o tanto da tenerlo in panchina e a volte con la scusa di acciacchi muscolari, a vantaggio di Ounas e Younes. Ancelotti non si è smentisce neppure per l’ultima del San Paolo e chiama Karnezis, terzo portiere, a difendere la rete degli azzurri. Qualcuno, chissà il figlio, suo vice, deve avergli suggerito di restituire a Callejon il ruolo di efficace percussore sulla fascia destra in tandem con Malcuit e la variante funziona. Si rivede anche un buonissimo Ghoulam sulla sinistra e si capisce quanto è mancato, ma tutto il Napoli, dopo una breve sfuriata dell’Inter, diventa padrone assoluto del campo e crea più occasioni da gol. Pioli tiene Icardi in panchina, fatti loro, e il povero Politano deve vedersela con un monumentale Koulibaly, premiato come miglior difensore della serie A. Il minuto 16 è fatale per i nerazzurri. Fabian trova Zielinski libero a qualche metro dell’area di rigore dell’Inter. Dal sinistro del polacco parte un missile di rara potenza e precisione e s’infila nel sette della porta difesa da Handanovic. È il suo sesto gol in campionato , il diciottesimo degli azzurri dalla grande distanza. Uno a zero strameritato. A due minuti dal 45° grande chance per Milik, fermato miracolosamente a pochi metri da Handanovic. Domanda: gli azzurri, hanno spesso alternato un tempo alla grande, l’altro in sordina. I secondi 45 minuti smentiranno questa cattiva abitudine? Entra Icardi per Politano, allerta per Albion e compagni della difesa azzurra, ma niente di più. Novità: il calcio di avvio del Napoli non prevede più il lungo lancio di Koulibaly che era sistematicamente preda dei difensori avversari. Il sedici porta male all’Inter. In pieno dominio neroazzurro, che conferma la tradizione degli azzurri di un tempo sì e uno meno, improvvisa sortita di Callejon nel suo naturale ruolo di ala, che pennella un fantastico cross per Mertens. Il belga si lascia alle spalle la difesa nerazzurra e con un colpo di testa impendibile sigla il gol del 2 a 0. L’Inter si sbilancia in avanti, gli azzurri approfittano per un’azione che porta Milik a contatto con Handanovic. Il portierone respinge, subentra Malcuit. Assist per Fabian, 3 a 0. Al 76° dentro Insigne per Milik (ma il capitano non era infortunato?). Fabian raddoppia dopo tre minuti, al 79°. Da posizione angolatissima esplode il destro dello spagnolo ed è 4 a 0. Escono Ciro Mertens ed è standing ovation, esce Koulibaly ed è standing ovation, dentro Younes e Luperto. In area azzurra Albiol, all’81°, arpiona un piede di Icardi. Var, rigore e dagli undici metri il bomber non sbaglia, 4 a 1. Nonostante i tre gol della ripresa il Napoli rispetta il rito della diversa interpretazione dei due tempi a corrente alterna, ma dimostra di essere squadra di grandi individualità e in questa sonante vittoria anche opportunamente cinica. Tutti gli azzurri a centro campo al novantesimo, a ringraziare i 30mila tifosi e ricevere gli applausi di un arrivederci che per alcuni significa ritrovarsi per le fatiche del prossimo campionato e per altri l’esodo in altri lidi.
Luciano Scateni
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