Articolo pubblicato il: 28/05/2017 21:34:50
Rabbia, rimpianto, incredulità: sulle meraviglie dello spettacolo del Napoli, costruito dalle magie di un genio del calcio, al secolo Maurizio Sarri, viene giù il sipario con una conclusione beffarda, ingiusta, immeritata. Per novanta minuti lo stadio Luigi Ferraris ha osservato stupefatto il bello di questo sport che alterna noia mortale a divertimento puro (leggi Napoli). Il nobile club azzurro ha risposto all’ incivile tifoseria sampdoriana e ai suoi cori razzisti con un capolavoro di estetica e concretezza. che esistesse la giustizia degli dei del pallone, avrebbe meritato scudetto e applausi del mondo intero competente in materia. La malasorte ha detto no. A imbestialire gli amanti del gioco più diffuso del pianeta Terra hanno provveduto i dettagli del confronto a distanza Napoli-Roma. I giallorossi, un punto in più un classifica, ospitavano il Genoa, appagato dalla certezza di rimanere in serie A, a prescindere da risultato. E’ andata così: 1 a 0 per i liguri, poi 1 pari, due a uno per la Roma, due a due. Su questo risultato l’incredibile, il palo ha respinto il tiro del 3 a 2 per i grifoni. Che invece è dei giallorossi, a tempo scaduto. Roma 87, Napoli 86 e per gli azzurri l’onere dei preliminari di Champions League, ma il premio della critica che gli assegna l’oscar del bel gioco. Quasi dimenticavo che il Napoli ha violato il Ferraris con un saggio di perfezione e quattro gol capolavoro contro due, subiti per peccati veniali, di distrazione, di orecchie tese a captare il risultato di Roma. Senza storia il maramaldeggiare degli azzurri, che il bravo Giampaolo ha provato a contrastare con un pressing a tutto campo. L’esito: i doriani hanno esaurito presto la carica delle batterie e per il Napoli delle meraviglie il calo è valso come password per scardinare le resistenze e impartire una lezione di calcio. I gol, quattro, sono il naturale exploit di una squadra che muove le pedine sulla scacchiera verde con la disinvoltura del maestro internazionale alle prese con un principiante. Per la cronaca, l’uno a zero nasce dall’intelligenza superiore di Mertens (alleluia, contratto firmato). Scopre Puccioni fuori dai pali e scaraventa alle sue spalle un tiro galeotto. Al minuto 36 uno a zero e gol numero 28 del belga. Sei minuti dopo il pregiato asolo di Insigne. Da sinistra colpisce il pallone e la parabola perfetta dà scacco al re, s’infila all’incrocio dei pali dell’esterrefatto Puccioni, Due a zero, gol numero 18 di Lorenzo. Lo show del Napoli fiacca la resistenza doriana e il fantastico Hamsik non tollera di rimanere estraneo alla festa. Conclude in tuffo, di testa, un’incursione complessa degli azzurri. 3 a 0. Il napoletano Quagliarella, quasi dispiaciuto, punisce una pausa di tensione difensiva della difesa azzurra e non gioisce per il 3 a1. Pratica da archiviare? All’appello manca il preziosissimo Callejon, ma la lacuna è presto colmata. Meretns-Insigne, cross da cineteca, gol da oscar, al volo, dello spagnolo, Quattro a uno. La calcolatrice fornisce la statistica dei prodi, Dunque ventotto gol Mertens, 18 Insigne, 14 Callejon, 12 Hamsik. Totale settantadue. Il display dello stadio comunica la beffa del terzo gol della Roma, è sconforto degli azzurri, distrazione fatale. Alvares trova il secondo gol della Samp. Sciocchezze. Il folto manipolo di tifosi azzurri confluiti al Ferraris fa festa e contemporaneamente piange per la classifica bugiarda che obbedisse al criterio del bel gioco avrebbe messo lo scudetto tricolore sulle maglie degli azzurri e per primo all’incommensurabile nocchiero, il magnifico Sarri.
Luciano Scateni