En attendant Ghoulum, la proverbiale compattezza difensiva del Napoli subisce una dolorosa smentita. I quattro gol della Roma lo dicono con crudele chiarezza.
Iniziano con una clamorosa disattenzione gli svarioni di Mario Rui. Succede dopo soli sessanta secondi dal capolavoro di Insigne (gol numero sette, gran tiro al volo e 1 a 0 per gli azzurri). E’ il sesto del primo tempo e il gol quasi a freddo degli azzurri è sembrato auspicare, purtroppo per molto poco, la fine dell’incubo sorpasso della Juve. L’undici di Allegri, quando mancano 15 secondi alla conclusione dei supplementari, profitta di un incredibile ingenuità della Lazio. Dybala penetra nell’area di rigore, ha la meglio su un nugolo di difensori e con la punta del piede spedisce il pallone alle spalle di Strakosha. Uno a zero Juve che sale a 68 punti con una partita da recuperare (con l’Atalanta). Sarri e i suoi disattenti prodi, messi in campo per allungare il primato di vittorie consecutive, devono sperare che Gasperini si comporti correttamente e nel recupero contro i bianconeri metta in campo la sua migliore formazione con il proposito di vincere, senza essere condizionato dagli affari che intercorrono tra le due società. Dunque uno a zero per gli azzurri, ma l’euforia dura un minuto. Al settimo, Under (“mamma, li turchi!”) sfugge al controllo di Rui, Con in lob anche fortunato, perché cambia traiettoria per una leggera deviazione, mette fuori gioco Reina trova l’uno a uno. Il Napoli non accusa immediatamente il colpo, ma probabilmente, nella foga di rimettere le cose a posto, si sbilancia oltre il lecito e soprattutto si applica poco alle marcature strette. Se ne avvantaggia Dzeco, che al minuto ventisei, indisturbato, colpisce di testa e trova l’angolo alla sinistra di Reina. E Albiol-Koulibaly? Assenti. Il due a uno galvanizza la Roma e deprime il Napoli. Di Francesco ha dichiarato ufficialmente la formula 4-3-3, ma solo per mascherare la scelta del muro difensivo (3-6-1) di cui fanno parte anche gli esterni Perotti e Under, arretrati sulla linea della mediana giallorossa. Al coriaceo De Rossi affida le cure di Jorginho, fonte unica della regia azzurra, anche più del solito per l’assenza di Hamsik, reduce dall’influenza. E’ del tutto evidente, il Napoli anti Roma, benchè atleticamente tonico, non è il team delle meravigli che ha incantato i suoi tifosi e in genere gli appassionati del bel calcio. Il peggio matura nella seconda frazione di gioco. Gli assalti del Napoli sono ben contenuti dal gagliardo schieramento difensivo romanista. I giallorossi non si limitano a non prenderle: le sue ripartenze mettono in allarme Albiol e compagni. Non abbastanza da evitare che Dzeco, con molto, troppo spazio concesso dalla difesa azzurra, trovi il gol della domenica con un tiro dalla grande distanza potente, angolato, preciso. Tre a uno. Di Francesco esulta e esaspera al massimo la capacità di respingimento dell’intera squadra. Fine della disavventura napoletana? Ci pensa Mario Rui a prolungare l’amarezza per un passo che potrebbe costar caro al Napoli. Quando manca un quarto d’ora al 45°, il sostituto di Ghoulam colpisce con il tacco un pallone assolutamente inoffensivo che diventa un assist per il liberissimo Perotti. Uno scherzo segnare il 4 a 1 e il sipario sarebbe calato sul punteggio sonoro conquistato dalla Roma se Mertens, dalla distanza, due minuti oltre i tempi regolamentari, non avesse deciso di incrementare a quota 17 lo score personale di gol fatti. Gran tiro da venti metri e più, 4 a 2. Per non chiudere il racconto di Napoli-Roma con le pagelle in negativo per gli azzurri (escluso il solito immenso Insigne), lasciamo in coda a questa nota la favola bella di Mertens. Idolo dei tifosi, il belga ha nascosto a lungo il suo rapporto con la solidarietà, poi scoperto per la popolarità di cui giustamente gode. Mertens ha visitato i bambini malati dell’ospedale pediatrico napoletano Santobono e ha portato loro medicinali, giocattoli, il sorriso di uomo generoso. Il goleador azzurro, amato dai suoi tifosi, entra anche per questa prova di sensibilità, nell’affetto dell’intera città.
Luciano Scateni
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