Una statua, in vita, all’erculeo Koulibaky, nel piazzale Tecchio, su cui incombe la rozza struttura in ferro del San Paolo, vandalizzato nel ’90 con l’imposizione della copertura, spacciata come indispensabile presupposto per ottenere l’assegnazione di una semifinale dei mondiali.
Altro che “meno male che Silvio c’è” dei suoi prezzolati fan. Per il gigante della difesa napoletana lo slogan idoneo ricorda uno spot della Kodak che aggiornato recita “Koulibaly, è bello sapere che c’è”. In una giornata grigia e non solo per il cielo imbronciato, dalla preoccupante mediocrità del Napoli si salva solo il senegalese Kalidou: fisicità, intelligenza tattica, reattività, barriera insuperabile: la sua super prestazione ha reso evidente la condizione dimessa dell’intero Napoli. Sperperato il vantaggio di posticipare l’impegno con la Fiorentina, con il risultato noto di Juve-Inter, il futuro di Hamsik e compagni non si tinhe d’azzurro e tanto meno di rosa. Sono molteplici i contributi alla regressione sostanziata dalla modestia che ha consentito al Feyenoord e alla Juve di precedere con successo lo stentato pari con i viola di Pioli. Non ultimi sono gli errori della campagna acquisti e vendite. Via Zapata, via Strinic, ovvero i due sostituti naturali degli infortunati Ghoulam e Milik.
A Sarri si può imputare l’ostinazione a non costruire alternative al cosiddetto tridente dei “leggeri”. Era così arduo intuire che gli allenatori avversari avrebbero cercato e trovato l’antidoto per antagonizzare la verve di Mertens, le furbate di Callejon proiettato oltre la difesa avversaria per segnare indisturbato e fornire assiat al centro, il possesso palla alla Guardiola? Sarri non è corso ai ripari con la necessaria tempestività. Possibili alternative a due terzi del tridente (Mertens–Callejon) sono rimasgte inespresse e non per loro responsabilità. Se il problema è di dare respiro agli azzurri “sempre in campo” Sarri avrebbe dovuto inserire i vice dei titolarissimi concedendo loro il tempo per interpretare schemi e automatismi. Inserirli con l’acqua alla gola e l’accompagnamento di “ciuccio fa tu” ha l’esito visto oggi con la Fiorentina e non solo in questo scoraggiante pomeriggio. Succede che i calciatori subentrati vanno in campo con addosso la pressione dell’allenatore, della società, del pubblico.
Ma poi, mica sono scemi o sprovveduti i tecnici avversari di Sarri. Catenaccio, per non prenderle, fulminei contropiede agevolati dalla posizione “Napoli avanti tutta” che li favorisce e hanno ragione gli eredi di Helenio Herrera, autore del “segui il manovale del perfetto catenacciaro e vincerai lo scudetto con una sequenza ritmica di successi per 1 a 0”.
Accidenti, dopo 180 secondi dal via, un assist di Hamsik pesca Zielinski solo soletto a pochi metri da Sportiello. Il pallone finisce quasi in curva. Una seconda opportunità di bloccare il risultato è sempre sui suoi piedi che non ne vogliono sapere di mettere il pallone alle spalle di Sportiello. I tifosi affetti da passione eterna ragionano da innamorati nell’intervallo: “Vedrai, ora che tornano in campo, vedremo il Napoli dei giorni migliori”. Illusione. Dell’episodio di più marcata pericolosità è interprete Mertens, che manca un gol facile-facile. A tre metri dalla porta della Fiorentina sparacchia su Sportiello anziché convergere al centro per un’“imbucata” a colpo sicuro. Poi affanno, decine di imprecisioni nei passaggi, assenze decisive di Ghoulam e Insigne sulle corsie laterali. Solita storia del Sarri in ambasce che in ansia per il vano trascorrere dei minuti getta nella mischia Ounas, Diawara e Rog, con sulle spalle il ruolo di salvatori della patria. Fuori Zielinski, Allan e Jorginho. Brutta abitudine, risultati nulli e disagio per i nuovi entrati. La classifica dice che l’Inter nonostante il pari con la Juve è un punto più su del Napoli e che per gli azzurri è tempo di correre ai ripari, per non sprecare una prima parte esaltante del campionato.
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